E dunque eccoci, nuovamente all’alba di un maxi progetto di Zack Snyder, che prima si è visto depauperare del trono sul più bello (dal suo punto di vista) nel mondo della DC al cinema e dopo si è incagliato nella sua epopea zombie ideata in partnership con Netflix. Stavolta il cineasta di Green Bay (al quale, lo diciamo sin da subito, non mancano mai buone intenzioni, coraggio e passione sfrenata) ha deciso di fare le cose ancora più in grande, dando vita alla tanto agognata saga sci-fi che ha spesso detto di bramare, annunciando un universo crossmediale composto da due film girati in back to back (con la speranza di un terzo), una serie a fumetti e un videogioco. Il tutto sempre con la piattaforma del Tudum, motivo per il quale è lecito ipotizzare abbia deciso di inglobare anche i morti viventi di cui sopra. Un progetto enorme, pieno di speranze e scopi nobili. Poi però bisogna fare i film.
Nella recensione di Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco, disponibile in streaming dal 22 dicembre 2023, vi parliamo del primo atto di questo nuovo cammino che da trailer e annunci ci porterà all’interno di un viaggio intergalattico ambientato all’interno dell’immaginario snyderiano, tra quello che ha riempito le sue pellicole precedenti e tutto ciò che non è ancora riuscito ad affrontare, ma che è rimasto tra i suoi riferimenti e i suoi amori. Una sorta di missione all’interno della mente di un creativo a suo modo visionario. Già questo dovrebbe destare le giuste curiosità.
Un progetto enorme, pieno di speranze e scopi nobili. Poi però bisogna fare i film.
Più di 160 milioni di dollari complessivi (per entrambi i film), una protagonista come Sofia Boutella, esempio di muscolarità interpretativa correlata a mimica drammaturgica, alla guida di un cast corale composto da una galleria di volti e corpi che rievocano la bellezza greca, classica, seppur incredibilmente esotica, che Snyder venera. I nomi sono quelli di Charlie Hunnam, Dijmon Honsou, Michiel Huisman, Staz Nair, Bae Doo-na, Ed Skrein e il figliol prodigo Ray Fisher. Accanto a loro troviamo robot, gladiatori, nazisti, alieni, orchi e mostri di vario tipo. E la voce di Anthony Hopkins.
Lo scopo è sempre lo stesso: trasportare nel contemporaneo il passo, l’emozione e il racconto del mito.
La piccola luna che si ribellò per forza maggiore
La storia di Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco è la sintesi dello spirito completamente derivativo della pellicola, coniugato alla semplicità dell’intreccio che Zack Snyder aveva recentemente abbandonato, una cosa non positiva per un artista che non ha nella scrittura la sua dote migliore o il suo principale interesse. A dir la verità ci sono delle pecche di struttura anche qui, con tutto che abbiamo a che fare con qualcosa di veramente essenziale.
A seguito di una congiura dovuta a delle lotte interne, nate in seguito alle disastrose conseguenze di guerre continue, viene ucciso il Re del Pianeta Madre, una dinastia millenaria alla guida di un Regno che la fa da padrone in tutto l’universo conosciuto. Al suo posto è salito al potere un generale in qualità di Reggente, seminando morte e distruzione. A lui si oppone un gruppo di Ribelli pronto a tutto per far valere i valori di giustizia e carità. Elementare, coinciso. Punto.
In questo impianto si colloca la storia di Kora (Boutella), la nostra protagonista, la quale ha trovato rifugio dal suo tormentato passato presso una comunità di contadini situata su di una piccola luna. Un luogo di pace e prosperità, dove si conduce una vita tranquilla e semplice, in cui l’onore lo si guadagna con il sudore della fronte.
A dir la verità ci sono delle pecche di struttura anche qui, che abbiamo a che fare con qualcosa di veramente essenziale.
Tutto cambia quando l’esercito del Pianeta Madre si affaccia anche da loro, facendo sfoggio della sua avidità senza confini e della sua crudele efferatezza. Ciò innesca una serie di spiacevoli eventi a causa dei quali la nostra si trova costretta a fare i conti con vecchi fantasmi che pensava sepolti, visto che, per salvare la sua nuova casa, dovrà lottare contro il Regno.
Insieme ad un uomo del luogo, Gunnar (Huisman), parte alla ricerca di nuovi guerrieri da reclutare per unirsi alla loro causa disperata, motivo per il quale gli unici luoghi dove andarli a scovare sono i bassifondi della galassia, tra i pianeti dimenticati, le anime tormentate, le leggende dimenticate e gli schiavi senza futuro. Se poi magari, lungo il percorso, dovesse capitare l’occasione di approfittare dell’aiuto di qualche ribelle non sarebbe male.
Basterà questa banda di outsider a sconfiggere la terribile armata del Regno e proteggere una piccola luna?
Nella testa di Zack Snyder
Zack Snyder è un generoso. Uno di quei cineasti che si è sempre concesso anima e corpo allo spettatore, non prendendolo mai in giro, né speculando sul linguaggio o nascondendosi dietro ad intellettualismi o a correnti varie ed eventuali. Un regista con una sua poetica in testa ben precisa, della quale ha sempre fatto valere soprattutto la sincerità.
In più è un regista con un’idea quasi romantica del cinema, in virtù della quale crede di riuscire a racchiudere il senso stesso dell’arte in un’inquadratura o un’immagine, correndo tra l’altro costantemente il rischio di incappare in esagerazioni stilistiche o dialettiche, cose per cui è stato ampiamente rimproverato. Insomma, un artista divisivo.
Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco nasce esattamente dalla medesima matrice concettuale di tutta la sua filmografia, che, andando avanti, è sfociata in una adamantina ambizione, cosa che ha portato Snyder fuori dal tempo e a prendersi costantemente molto sul serio. Un creativo dall’ego smisurato e ad oggi molto fragile.
Zack Snyder è un generoso.
Il senso del film di Snyder è da ricercare in queste latitudini, tant’è che la critica che gli si può muovere non è quella che riguarda gli evidenti difetti di sceneggiatura, di scrittura dei personaggi, di direzione attoriale o di povertà dei dialoghi, ma quella che concerne, invece, una regia un po’ troppo monocorde e un’inventiva immaginifica che fatica a decollare.
Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco è una presentazione (neanche troppo ritmata) di immagini che va avanti per giustapposizioni, provando sempre a regalare scene significative (ce n’è forse solo una, meravigliosa, che ritrae un robot e una ragazza seduti sulla riva di un fiume) e che trova nella commistione di immaginari altrui il suo unico punto di interesse. Non è facile costruire un mondo da zero, ma quello di Snyder è così derivativo da rischiare di essere approssimativo: sfugge, non cattura, non rimane mai impresso sul serio. I suoi personaggi non vivono mai realmente, così come i suoi panorami (finti soprattutto a causa di insufficienze tecniche evidenziate dal grande schermo) o i suoi accostamenti. Ci sono Kurosawa, Leone e Lucas, ma solo a tratti l’ensemble funziona come rinnovata unità regalando solo scorci di una pellicola che non si regge in piedi da sola. Un primo tempo in cui Snyder mette tutto se stesso sbagliando però molto, a testimonianza di un progetto più grande e un’ennesima operazione in cui non lascerà nulla di intentato.
Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco è disponibile su Netflix dal 22 dicembre 2023.
Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco è il primo atto del nuovo universo crossmediale creato da Zack Snyder insieme a Netflix. Una saga sci-fi che vanta un cast corale guidato da Sofia Boutella generato da una profonda commistione tra la poetica del cineasta statunitense, le sue ambizioni passate, i suoi riferimenti cinematografiche, le sue passioni e i suoi amori. Tolta questa parte, che comunque non riesce a brillare nel suo insieme, la pellicola pecca dal punto di vista della scrittura e, cosa ben più grave, per una regia troppo monocorde e messa in scena. Una galleria di immagini e personaggi interessante a metà in attesa della parte 2 per un primo tempo in cui Snyder mette tutto se stesso sbagliando però molto, a testimonianza di un progetto più grande e un'ennesima operazione in cui non lascerà nulla di intentato.
- Desta sempre curiosità entrare nell'immaginario di un regista spietatamente sincero.
- La parte dell'universo creato dalla commistione di passioni, riferimenti e amori di Snyder è affascinante.
- Solite pecche in fase di scrittura, dall'intreccio ai personaggi.
- L'universo creato non prende del tutto vita, così come i suoi personaggi.