Silent Night – Il silenzio della vendetta, la recensione: un ritorno in ritardo

Silent Night – Il silenzio della vendetta

Sembrava che questo ritorno non si dovesse mai verificare. Addirittura anche dopo il momento dell’annuncio ufficiale ci sono stati una marea di problemi che ne hanno rimandato l’avverarsi. Alcuni hanno pure fatto tremare i polsi a chi lo aspettava con ansia, vista la loro gravità e, a livello economico, al fatto che la produzione potesse non avere abbastanza soldi da riuscire a coprire troppi posticipi.

Invece alla fine John Woo ce l’ha fatta, perché nella recensione di Silent Night- Il silenzio della vendetta, nelle sale dal 30 novembre 2023 distribuito da Plaion, vi parliamo del nuovo film del maestro di Hong Kong in suolo nordamericano a 20 anni esatti dall’ultima volta, quando diresse Paycheck, un discutibile adattamento del racconto omonimo di Philip K. Dick con protagonista Ben Affleck.

Sembrava che questo ritorno non si dovesse mai verificare.

Per il maestro dell’action non solo un ritorno in USA, ma anche un ritorno al genere cinematografico che più di ogni altro ha segnato la sua carriera (anche se il suo ultimo film qualcosa aveva già detto, dopo delle produzioni che avevano portato su altri lidi) nella sua accezione più “dura e pura”. Il film con protagonista Joel Kinnaman vuole dichiaratamente fare della sua capacità di sintesi, di denudarsi di ogni tipo di sovrastruttura o di metafora politica e sociale il proprio punto di forza.

La scelta di togliere qualsiasi tipo di dialogo acquista un valore diegetico che suggerisce come Woo voglia avvicinarsi allo zeit del film d’azione, il punto zero con cui regalare allo spettatore un’esperienza che magari spesso non si gode dal momento che tutto quello che vede al cinema è, al contrario, molto stratificato, gonfiato e dopato. La contemporaneità sta nel linguaggio che attraversa le epoche e sulla carta l’idea del Maestro poteva anche funzionare, peccato che il suo film in fin dei conti più che di classico sappia di già visto e, anzi, a tratti, un po’ anche di datato.

Anche perché il suo scheletro non è che sia meno strutturato di altri film d’azione attuali che hanno spostato l’asticella notevolmente più in alto rispetto a qualche anno fa, creando uno standard con cui confrontarsi e di fronte al quale diversi titoli crollano.

L’urlo più pericoloso è quello che non senti arrivare

La trama di Silent Night – Il silenzio della vendetta è credibile nei suoi passaggi teorici, salvo poi chiedere allo spettatore notevole fantasia quando presenta quelli peculiari.

Si tratta di un revenge movie classico misto ad una sorta di origin story (si, tipo John Wick) con la particolarità che il protagonista, Godlock (Kinnaman) viene privato della capacità di parlare in seguito ad un inseguimento finito male. Nello specifico l’inseguimento con cui il film di John Woo si apre, in cui vediamo il nostro correre dietro a due automobili con a bordo i classici gangster sudamericani (che continuano a piacere tanto ai cineasti visto che li ha portati in scena pari pari anche Luc Besson con il suo ultimo film) impegnati a spararsi a vicenda.

Silent Night – Il silenzio della vendetta

La trama di Silent Night – Il silenzio della vendetta è credibile nei suoi passaggi teorici, salvo poi chiedere allo spettatore notevole fantasia quando presenta dei passaggi peculiari.

L’apertura rivela il suo voler essere in un qualche modo anche un film a tema natalizio (la tragedia si consuma il 24 dicembre), visto che il primo ralenti della pellicola parte da un primissimo piano del ballonzolante naso della renna Rudolph posto sul maglione kitsch dell’uomo. Una trovata leggera che nasconde il dramma di un padre che sta correndo, disperato, dietro gli assassini di suo figlio, ferito a morte da una pallottola vacante finita nel giardino di casa mentre le due macchine giocavano al far west appena fuori il cancellino di legno.

La ferita riportata da Godlock alla gola lo porterà a perdere la voce e ad una lunga riabilitazione in ospedale, al termine della quale, complice anche l’inadeguatezza del corpo di polizia, deciderà di farsi giustizia da solo, allenandosi giorno e notte per divenire un giustiziere fai da te, pagando questa scelta anche con l’abbandono di sua moglie, contraria al suo scopo. Una ribellione totale ad una castrazione che il destino ha compiuto su di lui, impedendogli anche di urlare il suo dolore.

Fuori tempo massimo

Silent Night – Il silenzio della vendetta è un film, semplicemente, arrivato fuori tempo massimo. Tutto quello che John Woo fa è rifarsi agli stilemi del cinema contemporaneo di matrice action insistendo sulla componente videoludica (c’è anche tutta la parte dell’assalto al castello con i vari piani da scalare per arrivare allo scontro finale) e cercando una firma che possa, in qualche modo, generare una nicchia di appassionati. Una firma che possa distinguere il film dai suoi cugini più prossimi. Iscriversi ad un club, ma farlo firmando il proprio nome con un inchiostro di colore diverso.

Il risultato è che questo rientro nel mercato USA del Maestro sembra una sottomarca di franchise ormai arrivati ad orientare il grande pubblico nel cinema di questo genere, così forti da potersi permettere di arrivare ad un manierismo così sperimentale da mischiare più immaginari. Al punto che l’ultimo film di Wick può divenire quasi un musical senza bisogno che i personaggi si mettano a cantare.

Iscriversi ad un club, ma farlo firmando il proprio nome con un inchiostro di colore diverso.

Silent Night – Il silenzio della vendetta

Il problema fondamentale di questo film di Woo non è la caratterizzazione dei personaggi o la pretesa di rimanere nei confini della credibilità quando il protagonista comincia a seguire dei tutorial per diventare l’uomo senza volto in grado di uccidere decine e decine dei persone, ma piuttosto (ahinoi) proprio la messa in scena. 

Silent Night – Il silenzio della vendetta è vecchio, persino nell’utilizzo del piano sequenza, che non ha veramente nulla di così sagace, né in termini di coreografia e neanche in termini di regia. Per non parlare della parte in macchina o della costruzione del pathos nel momento in cui la carneficina entra nel vivo, la fase in cui la tensione dovrebbe tagliarsi con un grissino e che invece lascia lo spettatore alla finestra, a guardare da lontano lo svolgersi del tutto. In modo anche piuttosto annoiato. Sulla componente emotiva tralasciamo, segnaliamo solo un accenno di what if, oltre che all’idea che una resa così grottesca avrebbe avuto tutto un altro sapore se fosse stata preceduta da un film canonico, ma interessante. Cosa che purtroppo questo film non è.

Silent Night- Il silenzio della vendetta è nelle sale dal 30 novembre 2023 distribuito da Plaion.

50
Silent Night - Il silenzio della vendetta
Recensione di Jacopo Fioretti Raponi

Silent Night – Il silenzio della vendetta segna il ritorno in terra nordamericana del Maestro del cinema action John Woo, che per l'occasione confeziona un revenge movie (misto ad origin story) con protagonista un padre a cui viene ucciso il figlio e tolta la voce. Una pellicola senza dialoghi improntata sulla messa in scena in cui il nostro giustiziere con il volto di Joel Kinnaman si fa strada verso l'assassino. Il cineasta cinese confezione un film che vuole privarsi da ogni sovrastruttura per recuperare un'esperienza cinematografica sintetica in cui avvalersi solo di ripresa e suono, peccato che in questo senso non ci sia una grande peculiarità e tanto meno innovazione, sembrando fuori tempo massimo. Specialmente in una pellicola che sembra avere lo scopo di piazzarsi nel mercato attuale adottandone da una nuova prospettiva le regole, piuttosto che piegarle alla sua natura.

ME GUSTA
  • L'idea di togliere totalmente i dialoghi non è male.
  • L'idea teoria alla base della pellicola ha spunti interessanti.
FAIL
  • Zero caratterizzazione dei personaggi.
  • La messa in scena sembra un po' vecchia.
  • Nel complesso il film sembra arrivato un po' fuori tempo massimo.
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