Masaru Kitao: “Per Death Note avrei voluto uno spin-off su L. I miei erano personaggi senza fronzoli”

Nel 2006 Masaru Kitao fu protagonista della trasposizione in anime di Death Note, un fenomeno culturale che ha condizionato buona parte della generazione otaku e nerd che all’epoca si lasciò conquistare dalla dicotomia rappresentata da L e Light: un antieroe che però aveva tutte le connotazioni per farsi apprezzare e per andare a esplorare quelle zone grigie caratteriali dei personaggi creati per l’entertainment. Dopo essersi occupato della regia di alcuni episodi di Card Captor Sakura e Chobits, oltre ad aver animato la sigla di NANA, Death Note fu la sua serie di volta, che lo consegnò alla fama internazionale. Ospite alla Milan Games Week, Masaru Kitao si è intrattenuto con noi per un tuffo nel passato, col supporto di Edoardo Serino nella traduzione, analizzando quella che fu la produzione che lo ha portato a lavorare a stretto contatto con Tetsuro Araki, regista della serie che di recente ha lavorato anche a L’Attacco dei Giganti e Bubble.

LegaNerd: In Death Note ti sei occupato delle animazioni dei personaggi, nonché della loro creazione. Qual è stata la tua visione nell’approcciare questo tipo di lavoro e personaggi come Light e L? Sappiamo che il secondo, tra l’altro, è il tuo personaggio preferito…

Masaru Kitao: Quando devi occuparti di un lavoro di trasposizione da un manga a un anime, siccome esistono già quei personaggi, devi adeguarti al disegno originale, quindi ho seguito quello che aveva fatto Takeshi Obata, così da poter essere il più aderente possibile al suo design. E sì, confermo che il mio personaggio preferito è L: riesce a combinare dei gesti naturali con altri che allo stesso tempo risultano innaturali. Pensate al modo in cui mangia o beve, a come tiene la mano mentre fa queste azioni: è quello che mi ha colpito di più quando ho dovuto animarlo.

LegaNerd: E hai mai pensato alla possibilità di realizzare un eventuale spin-off? Ti sarebbe piaciuto?

Kitao: Ovviamente parlo da fan, perché per poter lavorare a qualcosa del genere significa che Oba e Obata l’avevano già realizzato o quantomeno pensato. Alla fine di Death Note avrei avuto piacere di continuare quella storia in qualche modo: avevo anche fatto una proposta per andare a realizzare uno spin-off su L, ma ovviamente non sono io che decido: mi occupo di ciò che già esiste e che va animato. Avrei voluto continuare a dire qualcosa anche su Mello e Near, altri due personaggi che non mi dispiacciono. Penso siano interessanti e abbiamo molte cose da dire, quindi mi sarebbe piaciuto che lo stesso manga originale fosse andato avanti in qualche modo.

LegaNerd: Pensiamo allora a quello che esiste e che hai realizzato. Qual è stata la sfida maggiore per andare a ricreare quelle atmosfere molto cupe di Death Note in animazione?

Kitao: Mi sono confrontato molto con Tetsurō Araki, che è il regista dell’anime. L’intenzione era quella di andare a replicare le atmosfere che già erano state mostrate nel manga, con la differenza che nei disegni avevamo una colorazione in bianco e nero, invece nella versione animata dovevamo trasferirci sul colore. È inevitabile ragionare anche in un’altra chiave, così da poter avere una trasposizione efficace, che non tradisca quelli che sono gli effetti. Tutto dev’essere poi ben amalgamato con le scenografie, perché anche quelle diventano a colori nell’anime, pur derivando dal bianco e nero del manga. Poi tocca anche andare a inserire degli effetti visivi che possano arricchire tutta la scena. Sono tutti aspetti da tenere in considerazione quando approcci una lavorazione così.

LegaNerd: E con dei personaggi così devi anche riuscire a trovare il giusto bilanciamento tra quella che è la caratterizzazione e dell’aspetto visual.

Kitao: Ho prestato particolare attenzione alla silhouette dei personaggi: doveva essere riconoscibile, ma allo stesso tempo ho sempre voluto realizzare dei personaggi puliti, semplici. Ad esempio, anche L che ha dei vestiti molto larghi, per stare sempre comodo mentre ragiona e riflette, e che tende a stare sempre molto curvo, dev’essere un personaggio lineare, senza alcun tipo di orpello particolare o accessori. Questo ti aiuta anche ad avere coerenza per tutta la durata della serie.

LegaNerd: C’è un momento specifico di Death Note che ti ha lasciato qualcosa di importante? Una scena di cui sei particolarmente orgoglioso dal punto di vista dell’animazione.

Kitao: Ah, questa è una domanda difficile. Però ti dirò: sicuramente la prima volta in cui Light scrive sul Death Note e usa la penna con una vera e propria sferzata. Ma voglio aggiungerne altre due: innanzitutto quando L e Light sono sul tetto, sotto la pioggia battente, e parlano tra di loro (la scena fa riferimento al momento in cui L chiede a Light se hai mai detto la verità almeno una volta nella propria vita, dopo avergli detto di sentire le campane suonare da diverse ore, ndr); poi ovviamente non posso non citare la scena conclusiva, quella di chiusura, senza voler aggiungere altro per chi magari ancora non l’ha visto!

LegaNerd: In chiusura vorrei chiederti se ti saresti mai aspettato di vedere Death Note diventare un videogioco. Pensi che in futuro ci possa essere un altro tentativo a riguardo?

Kitao: Non me l’aspettavo, sono sincero, e nemmeno ci avevo mai pensato. Però il mio lavoro è disegnare, quindi non mi preoccupo di ciò che può avvenire dopo o che vogliono realizzare dal punto di vista produttivo. Anche se dovessi avere un tipo di pensiero su questo stile preferisco annullarlo. Non è un mio compito, ma di altre persone. È capitato a volte che mi arrivassero dei lavori in cui il produttore mi diceva che quel tipo di anime sarebbe diventato un videogioco e allora in quel caso lavoriamo tenendo a mente che quel prodotto poi avrà altra vita, ma non ce ne occuperemo noi direttamente.

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