Negli ultimi anni si è parlato molto spesso dell’utilità dei vaccini in campo medico come prevenzione per la salute. Una tra le ultime novità riguarda il vaccino antinfluenzale che, secondo uno studio, ridurrebbe il rischio di Alzheimer.
Un recente studio sull’impatto del vaccino antinfluenzale sulla salute umana, ha rivelato su un numero di soggetti esaminati a campione, che la somministrazione del vaccino, che di solito si consiglia per contrastare le malattie stagionali, come influenze e raffreddori, sia anche un ottimo aiuto per diminuire il rischio dell’Alzheimer.
Il vaccino antinfluenzale aiuta a contrastare l’Alzheimer
Uno studio eseguito da un gruppo di ricercatori del McGovern Medical School presso l’Health Science Center dell’università del Texas a Houston, ha monitorato le cartelle cliniche di oltre nove mila soggetti, eseguendo uno studio approfondito tra gli innumerevoli dati raccolti. L’esito ha rivelato esiti che fino a oggi non erano mai stati evidenziati da nessun altro studio.
Gli studiosi si sono accorti che sottoporsi al vaccino antinfluenzale riduce le probabilità di essere colpiti dall’Alzheimer, grave malattia neurodegenerativa. Una diagnosi di tale malattia getta nello sconforto non solo la persona in oggetto, ma anche i parenti che vivono intorno a essa. Si tratta di una malattia che colpisce il sistema neurologico, le prime avvisaglie spesso non sono riconosciute, solo quando diventano più importanti si eseguono degli accertamenti con diagnosi che devastano.
Si inizia col dimenticare alcune cose, poi procedendo nel tempo si arriva a dimenticare i parenti più vicini, come figli, sorelle e fratelli. Le fasi della malattia mettono a dura prova le famiglie che sono alle prese con i soggetti che ogni giorno peggiorano e a oggi non vi è una cura risolutiva.
L’utilità del vaccino antinfluenzale contro i sintomi di demenza
La ricerca sul vaccino antinfluenzale ha evidenziato, però, che i soggetti che eseguivano regolarmente, quindi ogni anno, tale vaccinazione, erano meno soggetti all’insorgere della malattia. Accorgendosi, inoltre, che chi lo somministrava da più tempo, aveva una protezione maggiore, rispetto a chi invece aveva iniziato a sottoporsi al vaccino antinfluenzale solo in tempi più recenti.
I dati hanno indicato che chi inizia a circa sessant’anni, ha più probabilità di difendersi dall’Alzheimer, questo anche perché, tale malattia, comporta anche una serie di infezioni e aggravamento in generale del quadro clinico della persona. Il vaccino antinfluenzale sembra che faccia da barriera protettiva, anche perché protegge da eventuali infezioni, da virus e batteri, aiutando il fisico a essere più robusto, resistente e immune.
La ricerca è andata a fondo ad analizzare tali risultati e nello specifico, ha riscontrato che si riduce il rischio del 6% per i pazienti la cui età è compresa tra i 75 e 84 anni, che si sono somministrati il vaccino antinfluenzale per 16 anni. Per cui se si comincia a 60 anni a sottoporsi a tale vaccino, diminuisce la probabilità di insorgenza di tale malattia. Per cui, chi invece comincia a farlo in età più avanzata, come per esempio a 70 anni, ha maggiori rischi rispetto a chi, invece, ha iniziato dieci anni prima, ossia a 60, a fare il vaccino antinfluenzale.
Previsti altri studi sull’Alzheimer
Gli scienziati hanno dichiarato che sono al vaglio altri studi sull’Alzheimer, tuttavia gli esiti correlati al vaccino antinfluenzale, fanno ben sperare, anche perché si tratta di un trattamento dal costo ridotto. Parliamo di un valido e importante aiuto per diminuire l’eventuale scontro con tale malattia neurodegenerativa. Inoltre, menzionano i ricercatori, che agisce in modo positivo, tale vaccino anche per altre forme di demenza, che intaccano la capacità cognitiva delle persone.
Non bisogna dimenticare che le malattie di demenza, sono spesso associate all’insorgenza di altri malesseri, dovuti alle infezioni. Per cui, ricordano gli studiosi, rimane fondamentale la somministrazione del vaccino antinfluenzale, proprio perché si tutela anche per altri aspetti, la salute umana. Si diminuisce l’insorgenza grave di malattie derivanti da virus.
In America i ricercatori hanno asserito, che lo stato di salute buono in generale, aiuta e sostiene la protezione del fisico contro l’insorgenza di tale malattia. Più si è sani, meno è il rischio di essere colpiti dall’Alzheimer e altre malattie di demenza.