Viviamo in un periodo storico in cui molte categorie e minoranze stanno avendo una rivincita personale e professionale, e questo avviene non solo nella vita di tutti i giorni ma anche e soprattutto tra le fila dell’audiovisivo, proprio a voler rappresentare le persone comuni che finora non si erano potute specchiare in un corrispettivo sul grande e piccolo schermo. Ne è sicuramente un simbolo Ke Huy Quan, che tutti abbiamo conosciuto e amato da bambino in alcuni cult della nostra infanzia per poi vederlo ritornare nell’ultimo anno prepotentemente alla ribalta grazie a questa tendenza hollywoodiana. Un modo semplice per le major e le produzioni di farsi belle agli occhi dell’opinione pubblica e spuntare le caselle dell’inclusività sul proprio programma editoriale? Forse, ma non possiamo che condividere e accogliere l’entusiasmo che ci ha regalato l’attore in questo suo comeback a tutto spiano, tra cinema e tv. Andiamo a ripercorrerlo insieme in questo speciale.
Shorty e Data
Classe 1971, Ke Huy Quan nasce a Saigon ma quando l’Armata della Repubblica del Vietnam del Sud viene sconfitta la famiglia è costretta ad emigrare e chiedere asilo politico negli Usa: da dodicenne vietnamita si ritrova ad essere preso ai casting di due cult che ciclicamente tornano alla ribalta grazie all’effetto nostalgia dell’epoca in cui stiamo vivendo. Primo interprete bambino asiatico ad avere successo negli Stati Uniti e nel cinema blockbuster per eccellenza, entra a far parte del capitolo che continuò le avventure dell’archeologo più famoso della storia del cinema, Indiana Jones e il Tempio Maledetto (1984), ambientato proprio nell’Oriente, diretto da sua Maestà Steven Spielberg. Qui interpreta Shorty (in originale Short Round), l’adorabile e pieno di risorse assistente-tuttofare del personaggio titolare interpretato da Harrison Ford, che è tornato in auge proprio quest’anno con Indiana Jones e il Quadrante del Destino, alla cui premiere ha presenziato anche Ke Huy Quan pur non apparendo nel film per dimostrare tutta la propria gioia (e noi spettatori con lui) nel rivedere il suo “mentore” sul tappeto rosso.
Un anno dopo le avventure inaugurali di Indy, grazie alle quali vince il Young Artist Award, Quan è Richard Wang, soprannominato “Data” per la sua propensione alle invenzioni tecnologiche estremamente creative nello strampalato gruppo di ragazzi che si ritrovano coinvolti in una leggendaria caccia al tesoro molto più grande di loro ne I Goonies, cult generazionale diretto da Richard Donner. È l’inventore della squadra sgangherata, quello che non si dà mai per vinto e ne sa una più del diavolo. D’altronde, oramai aveva un po’ di esperienza nella ricerca di artefatti antichi, misteriosi e potenzialmente pericolosi, e nella lotta contro briganti e pirati senza scrupoli.
Un ritorno a tutto Multiverso
Seguono vari ruoli minori e camei anche accanto ad ex co-star come Sean Astin dei Goonies, ma ci vorranno ben 20 anni di assenza dagli schermi – in cui lui pensava di dover rinunciare definitivamente a questo tipo di carriera – per fargli avere un comeback degno di questo nome e una rivincita da nerd di tutto rispetto. E quale ruolo migliore e più rappresentativo della categoria geek di quello di Waymond Wang in Everything Everywhere All at Once dei Daniels (Daniel Scheinert e Daniel Kwan), che dopo Swiss Army Men propongono un’altra pellicola assurda e surreale coinvolgendo un cast asiatico nei ruoli principali – evento fino a quel momento accaduto solo in Crazy and Rich, che aveva fatto parlare di sé proprio per questo motivo e aveva fatto rinascere la speranza proprio nel cuore di Quan. Interpreta il marito di Michelle Yeoh, un uomo che si dimostrerà non solo il degno erede di Data (o un Data cresciuto, se vogliamo), inventore con un marsupio che è meglio della borsa di Mary Poppins, ma anche un conoscitore del Multiverso senza eguali, nel quale coinvolgerà l’ignara moglie.
I due oltre a formare una delle coppie cinematografiche del 2022 divengono anche protagonisti di meme e gif nati da una frase del film, già storica “In un’altra vita amerei gestire una lavanderia e pagare le tasse insieme a te”. Il film fa la storia del cinema vincendo ben sette Oscar su 11 nomination (un record per un cast prevalentemente asiatico), tra cui lo stesso Quan come Miglior Attore non Protagonista, a cui si aggiungeranno un Golden Globe, due Screen Actors Guild Awards e un Critics’ Choice Award, oltre che una nomination ai BAFTA. La rivincita del nerd, con tanto di statuette in mano, protagonista della stagione dei premi con un discorso sentito e commovente nel ritirare l’Academy Award.
Jamie Yao e Ouroboros
Ke Huy Quan si è laureato alla University of Southern California nella School of Cinematic Arts e parla fluentemente quattro lingue: non solo l’originale vietnamita e l’inglese, ma anche cantonese e mandarino. All’epoca di Indiana Jones e il Tempio Maledetto si ritrova a studiare taekwondo con il Maestro Philip Tan, appassionandosi alla disciplina e divenendo allievo del Maestro Tao-liang Tan, affinando la propria tecnica che lo ha portato ad essere coreografo degli stunt per i film X-Men e The One. I supereroi e le opere di origine fumettistiche erano quindi nel suo destino e dopo il successo clamoroso al cinema toccava alla tv e alla serialità avere un pezzo dell’attore. Quasi l’intero cast di Everything Everywhere All at Once viene infatti coinvolto in American Born Chinese, serie Disney+ tratta dall’omonimo graphic novel edito in Italia da Tunuè in cui Quan interpreta Jamie Yao, una versione sopra le righe di se stesso in un certo senso: un ex attore conosciuto per essere stato un bambino prodigio nel ruolo di Freddy Wong nella sitcom Beyond Repair, ovvero il corrispettivo di Shorty.
Ma ovviamente non è finita qui e il grande comeback dell’entusiasta e genuino attore vietnamita naturalizzato statunitense avviene ancora una volta su Disney+ inserendolo nel sempre più vasto e tentacolare Marvel Cinematic Universe. Nella seconda stagione di Loki, la serie che ha riportato al centro il Dio dell’Inganno interpretato da Tom Hiddleston, Quan è la new entry più amata e spassosa dei nuovi episodi: Ouroboros, detto O.B., ancora una volta un inventore ante litteram (è proprio un destino nella sua carriera) ovvero colui che ha scritto la guida ufficiale della TVA (Time Variance Authority) e che quindi sembra essere l’unico a sapere come salvare la Sacra Linea Temporale e anche tutte le ramificazioni che Sylvie ha generato alla fine del ciclo inaugurale. Solitario ma disperatamente bisognoso di nuovi amici e contatto umano nel suo ufficio ai piani più bassi e dimenticati, scrittore mancato appassionato di fantascienza e con mille lauree nel proprio curriculum, O.B. interagisce con praticamente tutti i protagonisti dello show del MCU, divenendo non solo fondamentale per la riuscita della narrazione ma anche la spalla perfetta per questa buddy series. A questo punto non resta che chiedersi: con quale nuovo e iconico ruolo ci sorprenderà ancora una volta, dimostrando che la rivincita dei nerd è a tutti gli effetti possibile?