Un uomo entra in locale underground a Berlino, lo vediamo di spalle, abbiamo un sentore, ma non lo riconosciamo. La musica che risuona dentro il posto è una versione remixata del brano degli M83 che è divenuto il simbolo di Suburra del 2015 di Stefano Sollima, come a dire: “Siamo noi, siamo tornati, ma è tutto nuovo. Anzi, tutto un po’ più nuovo, ma di fondo siamo sempre noi, siamo tornati.” L’uomo, che è il deejay che spara le note del brano, ha infatti il volto di Stefano Anacleti, il fu Spadino, ancora con il volto di Giacomo Ferrara. La sua quiete è rovinata da una telefonata che lo raggela. Stiamo per assistere alla parabola del figliol prodigo.

Perché sì, fondamentalmente di questo parliamo nella recensione dei primi due episodi di Suburraeterna, il sequel della famosa serie Neftlix terminata nel 2020, disponibili sulla piattaforma del Tudum dal 14 novembre 2023 insieme ai restanti e presentati in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Siamo infatti ancora di fronte alla solita storia dall’eco biblico (anche se la parabola sopracitata era raccontata nell’altro libro fondamentale del cattolicesimo) che ripercorre costantemente i medesimi passi, come se fosse una missione rimanere ancorati a quegli archetipi, con la scusa che sono universali. Almeno quando si ambienta una storia nella Capitale.

La sua quiete è rovinata da una telefonata che lo raggela. Stiamo per assistere alla parabola del figliol prodigo.

Impossibile spostarsi, andare avanti, progredire in qualche modo, cambiare direzione, anche Spadino non può pensare di farlo. Come si dice? Si torna sempre dove si è stati bene, ma pure male. Certi cicli sono eterni, lo dice anche il titolo, voi cosa pretendete?

Accanto a Ferrara tornano nel cast Filippo Nigro, Carlotta Antonelli, Federica Sabatini e Paola Sotgiu, ma ci sono anche due volti nuovi, due in particolare, quelli di Marlon Joubert e Aliosha Massine. La regia degli episodi è divisa tra Ciro D’emilio (i primi quattro) e Alessandro Tonda (gli altri quattro).

C’è un’altra famiglia in città

Al tramonto dell’era di Manfredi, di Aureliano e dell’eredità di Samurai, Roma ha dei nuovi capi. Trattasi di Cinaglia (Nigro), Badali (Emmanuele Aita) e Adelaide Anacleti (Sotgiu). Roma è però in tumulto e si rivela ancora una volta un animale difficile da gestire e, soprattutto, una città che non dimentica mai. Angelica (Antonelli) si è risposata infatti con Damiano (Joubert), uno dei tre fratelli Luciani, una famiglia anni fa sterminata dagli Anacleti stessi e da quel momento con il dente avvelenato, anche perché tagliati fuori da qualsiasi tipo di potere nelle piazze di spaccio di Ostia.

L’ascesa del fu numero 8 ha infatti eclissato completamente la loro importanza e adesso che non c’è più il suo potere è passato a Nadia (Sabatini), che li ha ridotti ad essere dei galoppini della famiglia di origini gitane e ad arrotondare vendendo pesce nella loro pescheria logora e in dismissione. Insomma, tolto Damiano, gli altri due sono due cani pronti a gettarsi contro chiunque per l’osso tanto agognato. Metafora degli stessi cani di cui Damiano si occupa per la famiglia capeggiata da Adelaide.

Al tramonto dell’era di Manfredi, di Aureliano e dell’eredità di Samurai, Roma ha dei nuovi capi.

Suburraeterna

Cinaglia ormai è fuori dalla politica, ma è lui che comanda la capitale, influendo qualsiasi decisione di una maggioranza che però vede l’emergere di un nuovo rampollo che proviene dalla strada, Ercole Bonatesta (Massine), deciso a prendersi il potere anche a costo di disobbedire ad un sistema vecchio che ancora tenta di controllarlo. Una decisione talmente ambiziosa da coinvolgere anche le alte sfere della curia vaticana, che Suburraeterna ci ricorda essere (inconsapevolmente con tutta probabilità) un’istituzione che con la religione non ha nulla a che fare.

Una storia di vendetta incrociata con la solita voglia di potere e di controllo fanno scoppiare improvvisamente una miccia che costringe Spadino a tornare alla capitale, dove dovrà decidere di prendersi ciò a cui ha rinunciato andandosene in Germania oppure lasciare tutto com’è, senza lasciarsi coinvolgere.

Tutto deve cambiare perché tutto resti lo stesso

Di fondo Suburraeterna non fa altro che girare intorno ai topoi e agli intrecci della serie precedente, senza avere però più i volti carismatici che ne hanno fatto le fortune e cercando la strada del rinnovo attraverso la riproposizione di movimenti di dissenso di un malessere contemporaneo della capitale. Tra l’altro rifacendosi così bene al comportamento della dirigenza capitolina da vedere come risposta e trovata narrativa quella della costruzione dello stadio, decidendo di non andare oltre il panem et circenses come rimedio al popolo arrabbiato. Forse alla fine della stagione si arriverà anche alla riproposizione dell’apocalisse di Roma, immagine evocata da anni anche questa.

D’altronde ai protagonisti della serie e alla serie interessa tutt’altro, ovvero rappresentare il dietro le quinte di persone senza scrupoli che gestiscono la città incontrandosi mille volte al giorno senza riscontrare gli evidenti problemi di viabilità che invece la città ha. Forse questo potrebbe essere un buon soggetto per una serie.

Di fondo Suburraeterna non fa altro che girare intorno ai topoi e agli intrecci della serie precedente, senza avere però più i volti carismatici che ne hanno fatto le fortune e cercando la strada del rinnovo attraverso la riproposizione di movimenti di dissenso di un malessere contemporaneo della capitale.

Suburraeterna

E quindi ecco un’altra epopea che ci racconta di rappresaglie e controrappresaglie, di uomini meschini che hanno votato la loro vita al potere per i motivi sbagliati e altri che intingono nel sangue e nella violenza un senso di appartenenza che dovrebbe legittimarne gesta e ambizioni. La differenza è che c’è più azione in questa Suburraeterna, anche se la sua narrazione continua costantemente ad andare avanti per giustapposizioni, senza un discorso mai veramente organico e accusando una i soliti problemi di una sceneggiatura didascalica ossessionata dallo spiegare costantemente se stessa, oltre che da una recitazione sempre caricata e didascalica.

Purtroppo siamo ancora fermi qua, incapaci di andare avanti, ma, d’altronde Suburraeterna non specula su nulla, dicendo da subito che tipo di operazione è.

Suburraeterna è completamente disponibile su Netflix dal 14 novembre 2023.

50
Suburraeterna
Recensione di Jacopo Fioretti

Suburraeterna è il sequel della serie di Netflix ispirata al film di Stefano Sollima del 2015 e vede il ritorno di volti come quelli di Filippo Nigro, Carlotta Antonelli, Federica Sabatini e Paola Sotgiu e il debutto di Marlon Joubert e Aliosha Massine. Si tratta di un'operazione estremamente pop in cui si decide di riproporre i medesimi intrecci, archetipi della serie precedente, dalla quale si riprende anche la parte estetica, la recitazione e la regia. Nulla è cambiato, siamo di nuovo qua.

ME GUSTA
  • Un déjà vu della serie precedente, adatta a chi mancava.
  • Garantisce un intrattenimento da comfort zone per i fan del titolo.
  • C'è il ritorno di alcuni volti storici.
FAIL
  • Un déjà vu della serie precedente, fuori tempo massimo.
  • Non c'è nessun tipo di rinnovamento.
  • I nuovi volti aggiungono poco o nulla al contesto e i vecchi mancano molto.