Dell’ossessione per la fama e di quanto possa costare amaro una volta raggiunta ce ne hanno parlato veramente tantissimi registi, probabilmente da più di un secolo, declinando il discorso di volta in volta secondo epoca e società di appartenenza. Il che vuol dire che in riferimento ai tempi che viviamo esso non può che far virare verso la strumentalizzazione che possono fare gli altri della nostra immagine una volta diventata pubblica a seconda dei trend e delle mode, oppure, ancora, di come spesso quello che vediamo di una persona sui social possa poi corrispondere alla realtà.
Kristoffer Borgli, promettentissimo regista norvegese, dopo aver flirtato con questi argomenti nei suoi cortometraggi, è poi riuscito ad arrivare a dama con Sick of Myself, pellicola con la quale ha sbancato ad Un Certain Regard di Cannes 76 grazie ad un soggetto fortissimo che, come suggerisce il titolo, giocava tutto su un ribaltamento in cui l’ambizione alla popolarità si tramutava in odio verso se stessi. Nella recensione di Dream Scenario, in sala da noi dal 16 novembre 2023 con I Wonder Pictures, presentata in anteprima alla 18esima Festa del Cinema di Roma, vi parliamo dell’esordio del regista norvegese in lingua anglofona e della continuazione di questo discorso in una chiave molto più pop e ambiziosa dal punto di vista cinematografico. Tra le sue armi può vantare anche un Nicolas Cage che, sull’onda delle sue ultime apparizioni, dona alla pellicola non solo ottime prove recitative, ma anche un sottotesto meta dal risultato sicuro. Sappiamo tutti della nomea che si è fatto ormai sul web.
Dell’ossessione per la fama e di quanto può costare amaro una volta raggiunta ce ne hanno parlato veramente tantissimi registi, probabilmente da più di un secolo, declinando il discorso di volta in volta secondo epoca e società di appartenenza.
La pellicola prodotta da Square Peg e firmata A24 si stacca dall’idea della metafora del corpo per cercare di ancorarsi ad una dimensione psicologica che lo trascende, imbastendo un viaggio surreale che strizza più di un occhio al cinema di Ari Aster (non a caso anche lui tra i produttori), recuperandone a pieno anche la componente ironica e grottesca e sfruttando benissimo il pshique du role trasformista del suo grande nome in scena, in grado di far cambiare drasticamente ciò che trasmette agli altri senza cambiare nulla del suo aspetto fisico.
Il regista mette in piedi un’operazione molto cervellotica e piena di sovrastrutture, ma riesce comunque a fare emergere, anche se non compiutamente, quello a cui è veramente interessato. Non il raggiungimento dei famosi 15 minuti di gloria riesca a cambiare per sempre la vita di una persona, scoprire il vero motivo dell’ossessione, ovvero un sentimento di rabbia che compensa il vuoto di non sentirsi mai veramente all’altezza di quello che il nostro mondo ci induce a credere.
Tutti sognano i biologi
Paul Matthews (Cage) è un professore di biologia da ormai vent’anni, sposato da quindici e con due adolescenti a cui badare. Dream Scenario ci lascia intendere come in passato fosse tutt’altro uomo, anche dal punto di vista fisico, e forse da qui si può immaginare la sua frustrazione nel non essere riuscito a realizzare se stesso a pieno.
Il suo dottorato è divenuto con il tempo una terribile spada di Damocle che ormai non fa altro che ricordargli quello che poteva essere e non è mai stato, il primo di una serie di capri espiatori che lui adopera per “offendersi”, come gli viene ripetuto. L’altro è una ricerca che una sua ex collega sta per pubblicare, al contrario suo, che ne rivendica la paternità, ma non è in grado di scrivere neanche mezzo paragrafo per farlo sapere al mondo e ricevere il tanto agognato riconoscimento. La sua è diventata insomma una vita nutrita da un lamento costante verso un qualcuno che non gli da quel qualcosa che pensa di meritarsi perché sì. Classica coazione a ripetere freudiana.
Paul Matthews è un professore di biologia da ormai vent’anni, sposato da quindici e con due adolescenti a cui badare.
Borgli si ispira invece a Jung per la metafora della sua trovata narrativa, tirando in ballo il sincronismo, concetto secondo il quale la vita onirica possa influenzare quella diurna al di là di ogni nesso casuale e utilizzando l’inconscio collettivo come ampiamento del bacino utenza. Il film gioca su questa idea per regalare la fama agognata a Paul nella vita di tutti i giorni facendolo, semplicemente e improvvisamente, cominciare a comparire nei sogni di migliaia di persone, non facendo nulla però nulla in particolare all’interno di essi. Non avendo mai un ruolo tangibile. Una cosa, questa, che lo frustra enormemente, dato che non gli regala la gloria per dei meriti effettivi, come questo benedetto dottorato esige. Insomma non è abbastanza, non lo è mai, specialmente per un uomo meritevole come lui.
A questo punto interviene in Dream Scenario la vecchia trovata del sogno che si trasforma in incubo, perché bisogna sempre stare attenti a quello che si vuole, specialmente quando ci si sopravvaluta troppo e non si prende dalla vita quello che ella è in grado di offrire.
Il dilemma della zebra
Accanto a queste teorie psicologiche Dream Scenario ne pone un’altra. Secondo la biologia la zebra ha le strisce per mimetizzarsi nel momento in cui è in branco, così da confondere i predatori e non farsi catturare. Quando allora è utile invece distinguersi? Nel momento dell’accoppiamento.
Paul rifugge nel suo intimo l’idea di sparire in mezzo agli altri, nonostante non abbia la caratura per potersi distinguere. Una passività che tende costantemente a combattere, ogni volta che gli si presenta l’occasione, soprattutto nella coppia, microcosmo splendidamente scritto da Borgli, che mette vicino a lui una donna nevrotica che con la sua gelosia lo fa sentire speciale anche quando non c’è motivo, e decide di far girare il film nel momento di affrontare una prova del nove legata a lei.
Accanto a queste teorie psicologiche Dream Scenario ne pone un’altra.
I problemi del film nascono nel momento in cui si innesta la parte di denuncia sociale, sia quando avviene il cambiamento della percezione popolare e sia con l’arrivo in scena dell’agenzia di turno, vista come riflesso di un mondo che mira solo allo sciacallaggio. Questa ulteriore struttura sovraccarica enormemente un impianto già molto provato a livello di scrittura, dal rapporto con la fama e da ciò che innesca all’interno del personaggio, e a livello visivo, a causa del continuo alternarsi tra rappresentazione onirica e realtà.
Dream Scenario tiene botta e arriva a portare a casa il risultato con una chiusura formidabile che riesce a dare un senso ai discorsi sovratematici con grande ironia, una tipologia di quelle quasi nonsense, e grazie agli sprazzi di sofferenza che Nicolas Cage riesce a regalare grazie ad un personaggio che gestisce veramente bene da attore consumato qual è e da attore che da sempre si esalta quando ha a che fare con il doppio, come ha dato prova in due film diversissimi tra loro come Face Off e Il ladro di orchidee. Film consigliatissimo.
Dream Scenario è nelle sale italiane dal 16 novembre con I Wonder Pictures.
Dream Scenario, presentato in anteprima alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, è l'esordio in lingua inglese del regista norvegese Kristoffer Borgli ed è interessante come si tratti di una continuazione di un'idea tematica spostata da un piano fisico a uno psicologico. La rielaborazione delle teorie psicanalitiche e biologiche è abbastanza didascalica, ma permette la giustificazione di un intreccio altrimenti solamente magico che il regista utilizza per creare un filone intimo e uno di satira sociale. Quest'ultimo a volte fa traballare il film, ma la splendida scrittura dello strato privato, esaltato da uno splendido Nicolas Cage, riesce a non far cadere il film, che nel finale, anzi, si risolleva, aiutato anche dalla vitalità e l'ironia che ne pervade l'intero minutaggio.
- La prova di Nicolas Cage è ottima e prova la sua capacità di brillare quando deve sdoppiarsi.
- L'idea alla base è reinventata in modo originale.
- Il film non ha paura di essere ironico, frizzante, grottesco e vitale.
- Il rapporto coniugale è scritto molto bene.
- Il film si sovraccarica rischiando di perdersi il discorso alla base.
- Delle soluzione sono un po' didascaliche, così come l'adattamento di alcune teorie.