In pochi anni, l’India è diventata la capitale mondiale dei pagamenti digitali — con poco meno di 90 miliardi di transazioni registrate nel 2022. Il segreto di questo traguardo si nasconde dietro a tre lettere: UPI, acronimo di Unified Payments Interface.
Dopo aver guidato la trasformazione digitale dell’India, questa tecnologia interoperabile, che consente di effettuare pagamenti digitali in tempo reale tra due account, potrebbe presto diffondersi rapidamente anche nel resto del mondo.
I pagamenti via UPI fanno ormai parte della quotidianità per gli indiani e sono accettati da pressoché ogni tipo di attività: dalle bancarelle del cibo alle grandi firme dei centri commerciali. Per completare la transazione è sufficiente inquadrare un codice QR, oppure scambiare il proprio ID con l’esercente. La loro semplicità, unita a costi di commissione contenuti, hanno fatto sì che si diffondessero ben al di fuori dai confini delle grandi città, raggiungendo anche le aree rurali del Paese.
Un modello in rapida crescita
Come molte altre trasformazioni già in atto, anche l’espansione dell’UPI è stata accelerata dalla pandemia. La diffidenza nei confronti dei contanti ha portato alla ricerca di metodi di pagamento alternativi, rapidi e più sicuri. Nel 2019, i pagamenti via UPI rappresentavano già il 17% di tutte le transazioni digitali del Paese (oltre 31 miliardi). Tre anni dopo, nel 2022, il dato è salito al 52%. Nel frattempo le transazioni digitali erano diventate 88.2 miliardi.
Nel 2019, i pagamenti via UPI rappresentavano già il 17% di tutte le transazioni digitali del Paese (oltre 31 miliardi). Tre anni dopo, nel 2022, il dato è salito al 52%. Nel frattempo le transazioni digitali erano diventate 88.2 miliardi.
Un traguardo che è stato prontamente rivendicato dal governo indiano. «L’India ha la leadership mondiale nel campo dei pagamenti digitali in tempo reale», ha annunciato il Premier Narendra Modi. «Quasi il 40% di tutte le transazioni di questo tipo avvengono nel nostro Paese». L’UPI offre diversi vantaggi rispetto alle alternative già diffuse in numerosi altri Paesi asiatici, a partire dalla Cina dove va per la maggiore la piattaforma AliPay.
Quello indiano è un modello aperto e interoperabile: può essere utilizzato con una pluralità di banche e servizi di pagamento diversi.
Quello indiano è un modello aperto e interoperabile: può essere utilizzato con una pluralità di banche e servizi di pagamento diversi. Significa che l’utente non è vincolato ad una sola azienda o applicazione. Tra le altre, i pagamenti via UPI sono supportati anche da PhonePe, un’applicazione indiana che ha già accumulato quasi mezzo miliardo di utenti, oltre che da Google Pay. E proprio il CEO di Google, Sundar Pichai, anche lui di origini indiane, ha recentemente elogiato l’UPI come emblema della trasformazione dei pagamenti attualmente in corso a livello mondiale.
L’interesse del Giappone e il via libera della Francia
Anche per questo motivo, l’UPI ha iniziato a comparire nel radar di alcune altre nazioni che, in via sperimentale, vorrebbero implementarlo a loro volta per favorire i pagamenti istantanei e tracciabili. L’interesse travalica già i confini dei BRICS. Sri Lanka e Emirati Arabi Uniti hanno già aderito.
Il 19 maggio, l’agenzia Reuters ha riportato che il Governo del Giappone sta prendendo seriamente in considerazione l’idea di adottare l’UPI nel tentativo di favorire i pagamenti digitali. «L’India e il Giappone», aveva commentato all’epoca il Ministro degli Affari Digitali, Kono Taro, «hanno avviato un percorso per promuovere la cooperazione digitale. Stiamo seriamente prendendo in considerazione di aderire al sistema di pagamento indiano UPI». Nella stessa occasione, il ministro giapponese ha anche manifestato interesse per il sistema di identità digitale indiano Aadhaar. Concettualmente funziona in modo simile allo SPID italiano – ma prevede che gli utenti associno ai dati anagrafici anche i loro dati biometrici (viso, ma anche impronte digitali e iride) – e consente di accedere con un’unica identità ad una pluralità di servizi pubblici e ad una crescente lista di servizi e prodotti digitali delle aziende.
Nel frattempo, l’UPI sta già iniziando a muovere i primi passi anche in Europa. A luglio la Francia ha dato il via libera all’utilizzo del sistema di pagamenti, ma per ora con l’esclusiva ambizione di promuovere il turismo dall’India. In Francia il sistema diventerà operativo entro la fine del 2023