La violenza tra esseri umani è un fenomeno che ha profondamente influenzato l’evoluzione della società, e un nuovo studio basato sull’analisi di oltre 3.500 scheletri antichi rinvenuti in Medio Oriente rivela come questo comportamento violento sia esploso con la nascita delle prime città. Il progetto di ricerca internazionale coinvolge scienziati provenienti da diverse parti del mondo, tra cui l’italiano Giacomo Benati dell’Università di Barcellona, noto per i suoi approcci interdisciplinari che combinano archeologia ed economia.
Questo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, ha esaminato attentamente 3.539 scheletri antichi provenienti da diverse regioni, tra cui Iran, Iraq, Giordania, Siria, Libano, Israele e Turchia, al fine di identificare traumi ossei associati a eventi violenti. I ricercatori hanno così ricostruito l’evoluzione della violenza interpersonale che ha caratterizzato un periodo cruciale della storia umana, compreso tra il 12.000 e il 400 a.C. Questo intervallo temporale è stato caratterizzato da cambiamenti fondamentali, tra cui lo sviluppo dell’agricoltura, l’abbandono dello stile di vita nomade e la formazione delle prime città e dei primi Stati.
I risultati dello studio rivelano che il tasso di violenza interpersonale ha raggiunto il suo picco tra il 4.500 e il 3.300 a.C., diminuendo poi nei successivi 2.000 anni. Tuttavia, durante periodi di crisi climatica, crescente disuguaglianza sociale e collasso di Stati importanti, come nella tarda Età del Bronzo e nella prima Età del Ferro (1.500-400 a.C.), la violenza è nuovamente aumentata. Questo è stato dimostrato dalle percentuali di morti violente identificabili tramite traumi cranici e lesioni da armi, come punte di freccia rinvenute negli scheletri.
Gli studiosi attribuiscono l’incremento della violenza nel V e IV millennio a.C. all’aggregazione di esseri umani nelle prime città. La riduzione significativa del tasso di violenza è avvenuta soltanto con lo sviluppo di leggi, eserciti e istituzioni religiose, insieme all’intensificarsi degli scambi commerciali nell’Età del Bronzo nel Mediterraneo orientale e in Mesopotamia. Giacomo Benati dell’Università di Barcellona sottolinea che “una maggiore sicurezza in questo periodo era inizialmente possibile nonostante il calo dei raccolti agricoli e una crescente disuguaglianza dei redditi nella media Età del Bronzo”. Un altro punto di svolta fu il collasso di molte civiltà avanzate durante la tarda Età del Bronzo, specialmente intorno al 1.200 a.C., quando una siccità durata 300 anni e i movimenti migratori portarono nuovamente a un aumento del tasso di morti violente.
Questo studio rivela l’importanza di comprendere il legame tra la crescita delle prime città, i cambiamenti sociali e la violenza interpersonale nell’antichità. Offre anche una prospettiva preziosa sulla complessità dell’evoluzione umana e della società nel corso dei millenni.