Salamandre: nuovi studi svelano i segreti dell’alimentazione dei primi vertebrati terrestri

Un gruppo di scienziati si è impegnato nello studio di circa 40 specie di salamandre moderne per gettare luce sulle abitudini alimentari dei primi vertebrati terrestri. Questo è cruciale per comprendere come i primi anfibi abbiano affrontato la transizione dalla vita acquatica a quella terrestre circa 360 milioni di anni fa.

I primi tetrapodi che colonizzarono la terraferma dovettero superare sfide fisiche e fisiologiche considerevoli, poiché gli ambienti emersi non erano inizialmente ricchi di risorse alimentari. Di conseguenza, questi animali dovevano rimanere strettamente legati all’acqua per nutrirsi. Tuttavia, con il passare del tempo, le terre emerse divennero più abitate, consentendo agli anfibi di diventare sempre più indipendenti dall’acqua.

Gli scienziati hanno esaminato le salamandre moderne in tutte le fasi del loro ciclo di vita: larve, giovani prima della metamorfosi e adulti. Questo studio è stato il più completo mai condotto sull’alimentazione di questi anfibi, in quanto ha coperto nove delle dieci famiglie di salamandre esistenti durante tutte le fasi di sviluppo. I ricercatori hanno rilevato che le salamandre moderne, con anatomie simili ai primi anfibi, potevano nutrirsi sia in acqua che sulla terra, e questo ha fornito preziose informazioni sul comportamento alimentare dei primi tetrapodi. Hanno anche esaminato reperti fossili per individuare parallelismi anatomici.

Le analisi hanno rivelato quattro fasi nel processo alimentare: ingestione, lavorazione, trasporto e deglutizione del cibo. Le salamandre moderne utilizzano una lingua orale per creare una pressione negativa che spinge il cibo direttamente nella gola. Per ipotizzare come si nutrivano i primi anfibi, sono stati proposti due scenari principali. Nel primo, le prede venivano catturate con le mascelle e poi trascinate in acqua, simile al comportamento dei coccodrilli. La lingua degli antichi anfibi avrebbe potuto aiutare a creare pressione nell’acqua per far finire la preda nella gola del predatore.

Nel secondo scenario, le prede venivano elaborate direttamente sulla terra, con morsi e scuotimenti per sminuzzare e uccidere la vittima. Il cibo veniva poi ingoiato con movimenti rapidi in avanti o rotazioni della testa. È anche possibile che gli antichi anfibi fossero capaci di entrambi i tipi di caccia, il che li avrebbe resi predatori efficienti in diversi ambienti.

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