Gli europei hanno consumato alghe e piante d’acqua dolce per millenni

Gli antichi europei hanno consumato alghe e piante d’acqua dolce per migliaia di anni, secondo uno studio recente pubblicato su Nature Communications. Questa ricerca fornisce prove “definitive” che le alghe marine e le piante d’acqua dolce facevano parte della dieta dei popoli europei dal periodo mesolitico, attraverso la transizione neolitica all’agricoltura e fino all’Alto Medioevo.

Le fonti alimentari che un tempo erano comuni ma non sono più consumate nell’Europa contemporanea sono state documentate in modo approfondito grazie all’analisi di biomarcatori presenti nei calcoli dentali di 74 individui provenienti da 28 siti archeologici in tutta Europa. Questi biomarcatori confermano il consumo di diverse tipologie di alghe marine, piante acquatiche d’acqua dolce e, in un caso proveniente dalle Orcadi, anche l’uso di Brassica, probabilmente cavolo marino.

Le evidenze biomolecolari scoperte in questo studio sono più antiche di oltre tremila anni rispetto alle prove storiche del consumo di alghe in Estremo Oriente. Questo dimostra che il consumo di alghe era praticato in Europa fin dal periodo Mesolitico, circa 8.000 anni fa, quando già si conosceva lo sfruttamento delle risorse marine. Inoltre, il consumo di alghe è proseguito durante il periodo Neolitico, contrariamente all’idea comune che l’introduzione dell’agricoltura abbia portato all’abbandono delle risorse marine. Ciò suggerisce che le popolazioni antiche comprendevano bene i benefici nutrizionali delle alghe e continuavano a farne parte della loro alimentazione.

Attualmente, solo una piccola frazione delle circa 10.000 specie di alghe è consumata, soprattutto in Asia. Questa scoperta potrebbe incentivare la reintroduzione delle alghe e delle piante d’acqua dolce locali nelle diete moderne, promuovendo uno stile di vita più salutare e sostenibile. Il consumo di risorse alimentari alternative e locali potrebbe contribuire ad affrontare gli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente derivanti dalla dipendenza da un numero limitato di prodotti agricoli su larga scala, una caratteristica predominante nella dieta occidentale contemporanea e nel sistema alimentare globale.