In Italia, si registrano ogni anno 60.000 casi di arresto cardiaco, parte di un totale di circa 400.000 casi in Europa. Tuttavia, solo nel 58% dei casi, chi è presente riesce a intervenire con manovre di rianimazione cardiopolmonare (come il massaggio cardiaco e la ventilazione), e ancora meno frequentemente, nel 28% dei casi, si utilizza un defibrillatore. La sopravvivenza complessiva a seguito di arresto cardiaco è solo dell’8%.
La Giornata mondiale per la rianimazione cardiopolmonare alla Camera dei deputati ha sottolineato l’importanza di aumentare la consapevolezza e le competenze in materia di rianimazione cardiaca. La chiave per migliorare la situazione è chiara: riconoscere l’arresto cardiaco, chiamare il numero di emergenza 112, cercare un defibrillatore e avviare la rianimazione.
Un esempio positivo proviene dalla Danimarca, dove in 10 anni è stata triplicata la sopravvivenza degli arresti cardiaci grazie a un programma di formazione diffuso nelle scuole, al momento del conseguimento della patente di guida e attraverso corsi specializzati per gli operatori del 118.
In Italia, nel 2021, è stata introdotta una legge tra le più avanzate in Europa riguardante la rianimazione cardiopolmonare. Questa legge impone la presenza di defibrillatori in ambienti pubblici e promuove la formazione a scuola. Tuttavia, il vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, riconosce che questa “legge salvavita” rappresenta solo l’inizio di un lungo percorso di implementazione.
Recentemente, il Ministero della Salute ha approvato tre decreti attuativi per la legge e sta lavorando a un’applicazione mobile che consentirà di geolocalizzare rapidamente soccorritori e defibrillatori nelle vicinanze di un’emergenza.
Inoltre, si stanno prendendo iniziative per introdurre l’insegnamento obbligatorio delle manovre di rianimazione a scuola, coinvolgendo il personale ATA, gli studenti e i docenti, che a loro volta diventeranno formatori.
Per incentivare la presenza di defibrillatori in ambienti domestici, Giorgio Mulè ha proposto sgravi fiscali. Questo approccio mira a migliorare le probabilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco, poiché la maggior parte degli episodi avviene in contesti domestici. In generale, si prevede che questi sforzi aumenteranno notevolmente il numero di vite salvate ogni anno in Italia.