Crisi del clima: uno studio rivela il costo impressionante dei danni

La crisi del clima sta causando danni significativi e costosi in tutto il mondo, secondo uno studio condotto dal professor Ilan Noy e la collega Rebecca Newman della Victoria University di Wellington, in Nuova Zelanda. Questo studio rappresenta il primo tentativo di calcolare i costi monetari direttamente attribuibili al riscaldamento globale causato dall’attività umana.

Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2019, i costi derivanti da eventi climatici estremi ammontano a una media di 140 miliardi di dollari all’anno. Tuttavia, questa cifra è in continua crescita e ha raggiunto i 280 miliardi di dollari nel 2022. Si noti che queste cifre potrebbero essere fortemente sottostimate a causa della mancanza di dati affidabili, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Inoltre, questi calcoli non includono i costi climatici aggiuntivi come la diminuzione della resa dei raccolti e l’innalzamento del livello del mare.

Il riscaldamento globale ha peggiorato eventi meteorologici estremi, e il numero di persone colpite da tali eventi a causa della crisi climatica è stato di 1,2 miliardi in due decenni. La maggior parte dei costi dei danni si suddivide tra perdite di vite umane e distruzione di proprietà e beni, con i primi che rappresentano circa due terzi dei costi.

Tuttavia, per molti eventi meteorologici estremi, non ci sono dati precisi sul numero di persone colpite o sulle perdite economiche. Ad esempio, i dati relativi ai decessi dovuti alle ondate di caldo sono disponibili solo in Europa, mentre non si ha una chiara comprensione di quanti siano morti a causa del caldo in Africa sub-sahariana. Questo porta i ricercatori a suggerire che la cifra di 140 miliardi di dollari potrebbe essere un eufemismo.

L’Organizzazione meteorologica mondiale ha notato un aumento significativo dei costi segnalati a causa di disastri meteorologici dagli anni ’70. Anni particolarmente costosi includono il 2003, quando un’ondata di caldo ha colpito l’Europa, il 2008, con il ciclone Nargis in Myanmar, e il 2010, con la siccità in Somalia e un’ondata di caldo in Russia. Nel 2005 e nel 2017, gli uragani hanno causato danni significativi negli Stati Uniti. Il professor Noy ha sottolineato l’importanza di considerare non solo i danni alle infrastrutture nei Paesi ricchi, ma anche i costi che colpiscono i Paesi più poveri, dato che gran parte dei danni da eventi climatici estremi avviene nelle regioni meno sviluppate.

Questo studio potrebbe contribuire a quantificare l’ammontare di denaro necessario per il Fondo per le Perdite e i Danni istituito durante il Vertice delle Nazioni Unite sul clima Cop27 del 2022, che mira ad aiutare i Paesi poveri a fronteggiare e riprendersi da eventi catastrofici legati al clima. La ricerca suggerisce che tale fondo dovrà essere considerevolmente ampio per far fronte agli impatti in aumento della crisi climatica.

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