Una nuova analisi dei resti umani del Paleolitico provenienti da tutta l’Europa settentrionale suggerisce che il cannibalismo era una pratica culturale normale, praticata in modo abituale in un’area geografica molto più ampia di quella precedentemente identificata. Gli antichi Maddaleniani dell’Europa settentrionale, circa 15.000 anni fa, erano cannibali che consumavano i propri morti come parte dei rituali funerari.
L’indagine di Bello e Marsh sul cannibalismo
La paleoantropologa Silvia Bello e il collega archeologo William Marsh, del Natural History Museum di Londra, hanno affrontato un esame approfondito del tema del cannibalismo umano tra i gruppi paleolitici in Europa, non limitando la loro ricerca ai soli gruppi maddaleniani. Il duo ha studiato 59 siti, alla ricerca di prove di cannibalismo, senza sorpresa, ha anche trovato prove di pratiche funerarie in 25 di questi siti. In 10 di questi siti, i morti sembrano essere stati sepolti e lasciati in pace, ma in 13 di essi le ossa umane mostravano segni di “lavorazione” post mortem.
Non si butta via niente
Secondo i dati raccolti, gli esseri umani, sia storicamente che antropologicamente, hanno praticato il cannibalismo in varie culture e circostanze, in particolare l’endocannibalismo, in cui si consumano i resti dei loro defunti come forma di rispetto e per mantenere i loro spiriti all’interno delle rispettive tribù/gruppi. “Invece di seppellire i loro morti, queste persone li mangiavano”, spiega la paleoantropologa Silvia Bello.
L’importanza di questa scoperta
Ci sono due ragioni che rendono questa particolare scoperta interessante per la comunità scientifica. Si tratta della più antica testimonianza di esseri umani che praticano il cannibalismo come pratica funeraria. Inoltre, i gruppi magdaleniani hanno fatto un ottimo lavoro di registrazione della loro storia per le generazioni future e gli studiosi hanno una buona conoscenza della loro cultura e della loro tecnologia – compresi gli strumenti e i manufatti in pietra e osso – che si sono conservati molto bene nel corso dei millenni. I cannibali maddaleniani hanno lasciato segni di denti sulle ossa dei loro defunti e hanno persino riutilizzato alcune ossa come utensili e persino recipienti, usando parti di teschi umani come coppe dalle quali bere. Ulteriori analisi genetiche suggeriscono anche che la cultura del gruppo epigravettiano (sparsi nelle regioni sud-orientali dell’Europa) non risulta conducesse queste pratiche e che, alla fine, ha sostituito quella maddaleniana, il che ha portato alla sepoltura come mezzo dominante per trattare i morti.