È veramente sorprendente, se ci pensate, a come i capi del Marvel Cinematic Universe stiano portando avanti questa nuova Fase basata sul Multiverso, senza, di fondo, farlo percepire agli spettatori. C’è qualcosa scampolo qua e là, per esempio negli ultimi film dedicati a Doctor Strange o a Spider-Man, oppure nella scena post credit dell’ultimo Ant-Man, ma nulla che possa far percepire un piano più grande la singola pellicola o la suggestione per il futuro. Niente, nisba, anzi, oseremo dire che mai come in questo momento ci sia, al contrario, il forte sentore di una frammentazione nella Casa delle Idee. Sentore confermato dal licenziamento di Victoria Alonso e dallo scandalo che porterà Jonathan Majors a processo il prossimo 25 ottobre per violenze. Fortuna che è tornato il Dio dell’inganno.
Ci era mancato eh, perché Loki 2 è arrivato il 5 ottobre su Disney + con la prima delle 6 puntate previste, dopo un’assenza lunghissima, datata estate 2021, facendoci fare un salto in dei Marvel Studios pre-scossoni e staccandosi dai deficit strutturali che tutto il resto dei suoi prodotti cugini stanno accusando.
È veramente sorprendente, se ci pensate, a come i capi del Marvel Cinematic Universe stiano portando avanti questa nuova Fase basata sul Multiverso, senza, di fondo, farlo percepire agli spettatori.
La serie ideata da Michael Waldron si chiude in se stessa, nel suo personalissima TVA, dando l’impressione di non voler uscire dalla propria torre d’avorio, anche a causa di una formula azzeccata nella stagione precedente. Come se non volesse che qualcuno possa trafugarla per copiarla, o, Dio (dell’inganno) non voglia, alterarla. Una torre d’avorio da cui non esce nulla, neanche un membro del cast principale della serie precedente, Tom Hiddleston, Owen Wilson, Gugu Mbatha-Raw, Tara Strong, Sophia Di Martino e lo stesso Majors, ma che è invece pronta ad accogliere, sotto invito, nuovi volti, tra i quali, il freschissimo Premio Oscar Ke Huy Quan.
Eppure, pur in questo status di isolamento dal resto, Loki continua ad essere l’unico prodotto Marvel che dia l’impressione di essere pensato per una struttura narrativa più capillare e, soprattutto, che questa struttura più capillare riguardi proprio il Multiverso. Discorso che non vale solamente per il tema trattato, ma per il modo il tipo di scrittura con cui si rivolge allo spettatore. Oltre questo sembra confermare il suo essere brillante, divertente, coinvolgente e grottesca.
Facciamo il punto e commentiamo la prima puntata di questa seconda stagione, poi ci riaggiorniamo per la recensione completa.
Dove eravamo
Loki e Sylvie hanno attraversato “traversie innumerevoli” (e diverse loro varianti, alcune più simpatiche di altre) per arrivare fino alla Cittadella alla Fine del Tempo, il quartiere generale della Time Variance Authority (TVA), nel tentativo di svelare i retroscena di un’organizzazione con più di qualche scheletro nell’armadio.
Certo non potevano immaginare di trovare davanti a loro niente meno che uno dei Kang. In questo caso nella veste del fondatore del TVA, chiamato anche Colui che Rimane, che è un nome che sottende diverse ambizioni, ma che, come dice Loki (quello moro con i capelli lunghi), “è esattamente quello che è“. Lui è apparentemente uno scienziato geniale con la sola colpa di aver scoperto l’esistenza del Multiverso prima di ogni altro, comprese le sue varianti, che non sembrano pragmatiche come lui.
Certo non potevano immaginare di trovare davanti a loro niente meno che uno dei Kang.
Infatti, seppur inizialmente ci fosse tra di loro un accordo, sono stati gli altri Kang a scatenare una guerra per il controllo di altri universi oltre quello da dove provengono, costringendo Colui che Rimane a porre rimedio, che tradotto ha voluto dire istituire la Sacra Linea Temporale, che la sua organizzazione si occupa, appunto, di mantenere intatta.
Dopo aver vomitato questa miriadi di informazioni a Loki e Sylvie, l’uomo li lascia poi liberi di decidere se ucciderlo o meno, anche se il termine “libertà” dopo tutto quello che ha detto ha perso significativamente di senso, ma tant’è. Il Dio dell’inganno non è del tutto convinto sul da farsi, ma viene bruciato sul tempo dalla sua bionda variante, che trafigge Kang, distruggendo così le fondamenta del TVA e alterando la Sacra Linea.
Come se non bastasse il nostro Loki viene teletrasportato in quello che sembrerebbe l’interno dell’Organizzazione, tranne per il fatto che né Mobius né Hunter-B15 sembrano riconoscerlo e che al posto dei faccioni dei Custodi del Tempo (smascherati come dei semplici robot) c’è proprio quella di Colui che Rimane.
Dove sembra che siamo
La seconda stagione di Loki riparte proprio da questo momento, mostrando come il nostro era stato mandato in una versione del TVA del passato, in cui ancora non era stato conosciuto dai suoi attuali amici. Questo dà modo alla puntata di iniziare con una novità fondamentale per la narrazione, che è quella del viaggio del tempo.
Questo consente alla storia di muoversi in orizzontale e in verticale apparentemente senza limiti, riuscendo così a coinvolgere tutti le storture possibili che si possono ideare sui cliché e i meccanismi in questo ambito, approfondire i personaggi e avere una linearità nuova. Come costruire una nuova strada. D’altro canto questo potrebbe rendere più difficile tenere una linea chiara per lo spettatore, che sennò rischia di confondersi e non poco e questo potrebbe portare la serie a dover inserire tutta una serie di “spiegoni” (nome scientifico). Cosa che accade, ma che proprio l’idea dei viaggi del tempo aiuta ad amalgamare con il proseguo della trama.
La seconda stagione di Loki riparte proprio da questo momento, mostrando come il nostro era stato mandato in una versione del TVA del passato, in cui ancora non era stato conosciuto dai suoi attuali amici.
La prima puntata della seconda parte di Loki sembra confermare in blocco l’idea di porre al centro della narrazione un duo, che nella stagione precedente erano il Dio dell’inganno più Mobius o Sylvie, a seconda del contesto in cui si muoveva la trama. Intorno ad esso continua a crescere il tourbillon di personaggi grotteschi e situazioni che sembrano uscire da una puntata di Rick e Morty (il che non è un caso visto il creatore della serie), non solo in quanto design delle creatore, ma anche per il tipo di ironia adottata.
Un’altra conferma di Loki 2 è l’estetica interessantissima che si è deciso di donare fin dall’inizio allo show, la quale contribuisce alla creazione di un immaginario dove tutto può veramente succedere, al punto che siamo aperti a vedere accadere qualsiasi cosa durante il proseguo delle puntate. Con speranza, finalmente. Incrociamo le dita.