La tartaruga fossile è stata scoperta lungo la costa caraibica di Panama nel 2015 con un’età stimata intorno ai 6 milioni di anni. Sebbene il fossile sia parziale, con un carapace relativamente completo, ha catturato l’attenzione dei ricercatori grazie alla straordinaria conservazione di alcune cellule ossee, chiamate osteociti. Queste cellule contenevano nuclei cellulari ben conservati, i quali hanno reagito positivamente a una soluzione chimica. Questa reazione ha permesso ai ricercatori di identificare tracce di DNA, molecola fondamentale per la trasmissione delle informazioni genetiche.
Conservazione miracolosa
È importante sottolineare che il team non ha estratto il DNA, ma ha riconosciuto la presenza di tracce nei nuclei cellulari. Il paleontologo Edwin Cadena, autore principale dello studio pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology, ha chiarito questo punto. Ha spiegato che il DNA è una molecola deperibile, ma può conservarsi in alcune condizioni favorevoli, come dimostrato da precedenti scoperte di materiali genetici in sedimenti di diversi milioni di anni fa.
Un viaggio nel tempo con il DNA fossile
La tartaruga in questione appartiene al genere Lepidochelys. Questo ritrovamento rappresenta il più antico membro conosciuto di questo genere. Nonostante non sia stata identificata la specie a causa della mancanza di resti completi, questa scoperta aprirà nuove prospettive per gli studiosi. Edwin Cadena ha menzionato che, oltre a dinosauri come il Tyrannosaurus e il Brachylophosaurus, e anche ad alcuni insetti, questi resti di DNA sono tra i pochi trovati in fossili vertebrati. L’identificazione di tracce di DNA in fossili così antichi offre una visione senza precedenti sulla possibilità di sequenziare piccole porzioni di DNA in futuro. Questa straordinaria scoperta non solo arricchisce la nostra comprensione delle tartarughe marine antiche, ma solleva domande interessanti sulla conservazione del DNA nei fossili vertebrati e sulle possibilità future di analisi molecolari dettagliate.