Un’importante missione spaziale, la Osiris-Rex della NASA, ha raccolto campioni di suolo dall’asteroide Bennu, aprendo la porta a nuove scoperte sulla storia del Sistema Solare e, potenzialmente, sull’origine della vita sulla Terra. Questi campioni stanno per giungere anche in Italia, suscitando l’entusiasmo di circa 200 ricercatori in tutto il mondo, tra cui tre italiani.
Maurizio Pajola, dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, sarà uno degli scienziati ad accogliere i campioni quando arriveranno negli Stati Uniti, presso il Johnson Space Center della NASA. Altri due gruppi di ricercatori italiani, guidati da John Brucato dell’osservatorio di Arcetri dell’Inaf e da Elisabetta Dotto dell’osservatorio di Roma dell’Inaf, sono altrettanto entusiasti di studiare questi campioni unici.
I campioni raccolti sulla superficie di Bennu saranno oggetto di studi approfonditi che richiederanno mesi di analisi negli Stati Uniti. Saranno esaminati per determinare la loro natura prima di essere classificati e distribuiti. Bennu appartiene a una classe di asteroidi primitivi noti come condriti carbonacee, presumibilmente risalenti alla formazione stessa del Sistema Solare. Si ritiene che contengano acqua e materiali organici e potrebbero aver contribuito alla presenza di acqua e materiali organici sulla Terra primitiva.
Elisabetta Dotto spiega che la missione Osiris-Rex è di fondamentale importanza perché ha permesso di portare sulla Terra materiale primordiale da uno dei corpi celesti meno evoluti del Sistema Solare, evitando la contaminazione dall’ambiente terrestre. La sfida ora è continuare a evitare la contaminazione, quindi la capsula che trasporta i campioni è conservata in una camera pulita saturata di azoto puro.
Maurizio Pajola aggiunge che il rischio non è che il materiale dell’asteroide contamini la Terra, ma piuttosto che l’atmosfera terrestre contaminì i campioni. La capsula verrà sottoposta a una sorta di Tac per analizzare la distribuzione dei frammenti al suo interno.
Solo dopo questa fase di analisi iniziale, la capsula verrà aperta, e i campioni saranno studiati in contenitori riempiti di azoto puro. Questa procedura è simile a quella seguita per le rocce lunari portate sulla Terra dalle missioni Apollo. La quantità di campioni che potranno essere distribuiti nei centri di ricerca non è stata ancora definita, ma la NASA stima che la quantità totale arrivata a Terra sia di almeno 250 grammi.
John Brucato conclude sottolineando che questa missione è come aprire una capsula del tempo, poiché i campioni provengono da un corpo celeste primitivo con la stessa età del Sistema Solare. Gli scienziati sperano di identificare materia organica all’interno di questi campioni, come amminoacidi, che potrebbero confermare l’origine extraterrestre dei materiali essenziali per la vita sulla Terra, aprendo nuovi capitoli nella nostra comprensione dell’universo e della vita stessa.