Nelle sale cinematografiche è arrivato il film Assassinio a Venezia, il terzo capitolo della saga di Poirot realizzata da Kenneth Branagh. Vogliamo approfittare dell’uscita del lungometraggio per spiegare perché l’Hercule Poirot di Kenneth Branagh funziona. Il regista britannico ha dato freschezza al personaggio di Agatha Christie, riuscendo a coinvolgere il pubblico contemporaneo con storie tratte da romanzi gialli cult del Novecento.
Un detective supereroe ed emotivo
L’esordio della trilogia di Kenneth Branagh su Poirot è avvenuto con Assassinio sull’Orient Express, stiamo parlando di uno dei titoli di punta della carriera letteraria di Agatha Christie. L’aspetto intrigante di questo adattamento, che aveva come metro di paragone il cult di Sidney Lumet del 1974, è stato il riuscire a mantenere l’ispirazione classica, ma, allo stesso tempo, il dare nuova linfa al personaggio di Poirot. In Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, vediamo lo stesso regista interpretare il personaggio protagonista, utilizzando alcune delle caratteristiche tipiche di Poirot (la sua immancabile arguzia), ma, inserendo anche qualcosa di innovativo, come un’animosità ed un vigore praticamente inediti. All’epoca della sua uscita il Poirot di Kenneth Branagh venne descritto come una sorta di supereroe (del resto eravamo nel 2017, in piena ondata cinecomics). Durante il film, e soprattutto nelle fasi finali, vediamo Poirot correre, inseguire personaggi, ma anche tirare fuori rabbia, emotività, elementi che lo separano dal personaggio standard del film di Lumet.
All’epoca della sua uscita il Poirot di Kenneth Branagh venne descritto come una sorta di supereroe.
Ed a riprova dell’impatto emotivo che Kenneth Branagh intendeva fin dall’inizio dare al personaggio, troviamo in Assassinio sul Nilo il Poirot più sentimentale di sempre. Il character viene mostrato nelle fasi iniziali in una scena prequel, che racconta anche il segreto dei suoi immancabili baffi. Ma c’è di più in quel momento: c’è la nascita di un sentimento, che Poirot porterà avanti fino ad arrivare al caso che vedrà coinvolta la Linnet Ridgeway-Doyle di Gal Gadot. Si tratta del lungometraggio più emotivo della trilogia, che racconta di triangoli amorosi, e di sentimenti mai sopiti, anche in negativo. In tutto questo Poirot, lavorando al proprio caso, troverà un modo per rievocare ed esorcizzare il suo amore sopito, e, in qualche modo, andare avanti. Con Assassinio sul Nilo possiamo dire che Kenneth Branagh ha tirato fuori in maniera chiara e nitida tutte le carte che intendeva giocare riguardo al personaggio, che si è rivelato nella sua accezione più contemporanea, offrendosi sullo schermo con una fragilità mai vista prima per il character di Poirot.
Poirot: la storia del detective moderno per antonomasia
Ma, del resto, stiamo parlando di una figura che ha modernizzato l’ideale del detective alla Sherlock Holmes. Mentre il personaggio creato da Arthur Conan Doyle si caratterizzava per il suo acume e per il suo essere al di fuori dei sentimenti e delle emozioni vissute all’interno dei suoi casi, per quanto riguarda Poirot stiamo parlando di una figura fortemente Novecentesca. Il 1900 è stato l’anno in cui Sigmund Freud esplose come personalità intellettuale. A fine 1899 lo psicologo pubblicò l’opera L’Interpretazione dei Sogni, iniziando a scavare all’interno dell’inconscio umano. In tutto ciò Hercule Poirot rappresenta una perfetta incarnazione della figura freudiana. Potremmo descriverlo come un personaggio nevrotico, ossessionato dalla ricerca della verità, al punto tale da arrivare ad un tragico epilogo nel suo ultimo romanzo pubblicato da Agatha Christie, Sipario.
Stiamo parlando di una figura che ha modernizzato l’ideale del detective alla Sherlock Holmes.
E questo Assassinio a Venezia, tratto da La Strage degli Innocenti, mette a confronto Hercule Poirot con il soprannaturale, ovvero la confutazione di tutto ciò a cui il personaggio crede. Si tratta di un film in cui l’emotività e la nevrosi di Poirot potrebbe arrivare al tracollo totale. Del resto le figure letterarie novecentesche vivono di grandi crisi capaci di rivelare nuove e importanti verità. Lo insegna Pirandello in Uno, Nessuno, Centomila. Ed i personaggi alla base delle storie di Agatha Christie sono proprio questo: delle figure alla ricerca della verità, capaci di restare turbate, ma anche di trovare un nuovo sé in ciò che la deduzione li porta a scoprire. E Kenneth Branagh sembra aver colto in pieno questa lezione. Il suo Poirot è un personaggio in continuo mutamento, una figura di saldi principi, ma, allo stesso tempo, pronta a sconvolgersi una volta entrata dentro le profondità ed i lati oscuri dell’animo umano. I precedenti film della saga di Poirot realizzata da Kenneth Branagh hanno messo a dura prova l’investigatore belga, ma, Assassinio a Venezia potrebbe considerarsi il titolo capace di farlo vacillare del tutto. E tutto ciò piace agli spettatori degli anni Duemila: confrontarsi con figure sfumate ed alla ricerca di qualcosa in cui credere, e da trasmettere.
Concludiamo questo approfondimento su Hercule Poirot, e sui motivi per cui il personaggio di Agatha Christie funziona nei film di Kenneth Branagh, sottolineando come una figura del genere non sarebbe potuta nascere senza l’acume e la sensibilità della scrittrice inglese. Stiamo parlando di un’autrice che ha realizzato opere capaci d’innovare il genere (passando da Assassinio sull’Orient Express, a Dieci Piccoli Indiani, all’Assassinio di Roger Ackroyd). Il seme della capacità di Hercule Poirot di innovarsi e di stare al passo coi tempi sta tutto nella genialità e nello spirito innovativo di Agatha Christie, che già nei primi decenni degli anni Venti del Novecento, riuscì a guardare oltre la propria epoca.
Assassinio a Venezia è disponibile nelle sale cinematografiche dal 14 settembre.