Negli ultimi giorni, TikTok è stato al centro di una controversia inaspettata, quando i video relativi allo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood sono stati temporaneamente bloccati sulla piattaforma. Il motivo? Un errore degli algoritmi di moderazione, programmati per limitare la diffusione della teoria del complotto “QAnon“.
L’organizzazione no-profit Media Matters for America ha riportato che gli utenti di TikTok non potevano cercare contenuti legati allo sciopero del Writers Guild of America. Le ricerche usando le parole chiave “WGA” e “sciopero WGA” non restituivano alcun risultato sull’app, nonostante la crescente copertura mediatica degli scioperi di sceneggiatori ed attori da parte dei media tradizionali. Tuttavia, poche ore dopo la pubblicazione del rapporto di MMFA, i risultati di ricerca sono stati ripristinati e sembrano ora funzionare come di consueto.
TikTok ha confermato di aver accidentalmente bloccato le ricerche dei contenuti relativi allo sciopero del WGA mentre cercava di bloccare le teorie del complotto di QAnon. Ben Rathe, portavoce di TikTok, ha evitato di rivelare esattamente quale frase associata al movimento QAnon fosse stata bloccata ufficialmente, tuttavia la rivista The Verge segnala che la sigla del sindacato ricorda molto uno degli slogan dei complottisti: WWG1WGA, che indica l’espressione “Dove va uno, andiamo tutti”.
QAnon è una teoria del complotto incentrata su alcune finte rivelazioni di un ufficiale della CIA circolate inizialmente sull’image board 4Chan e poi su altre piattaforme come Telegram e Twitter. La teoria della cospirazione descrive l’esistenza di una setta satanista che controllerebbe il mondo e di cui farebbero parte attori, politici, miliardari e giornalisti. Per quanto si tratti di idee strampalate e manifestamente false, le teorie di QAnon hanno ottenuto una forte popolarità nelle frange estremiste del partito repubblicano e sono state al centro di alcuni episodi di cronaca. L’FBI ha dichiarato le teorie del complotto di QANON «un pericolo per la sicurezza pubblica».