Le nostre spalle sono capaci di ruotare, i nostri gomiti di estendersi e questo ci permette di raggiungere scaffali alti o lanciare una palla. La stori evolutiva dietro queste capacità è abbastanza intrigante. Un nuovo studio condotto dai ricercatori di Dartmouth suggerisce che queste caratteristiche anatomiche si siano evolute come un sistema naturale di frenata per i nostri antenati primati, quando dovevano scendere dagli alberi senza incidenti.
Scimmie e Primi Umani: il Downclimbing e le scelte evolutive
Gli esseri umani e le scimmie condividono un legame ancestrale, e questo studio rivela come le nostre spalle e gomiti abbiano sviluppato un’importante funzione di frenata nelle scimmie prima e, successivamente, negli esseri umani. L’evoluzione delle spalle libere e dei gomiti flessibili era essenziale per i rimati dai quali discendiamo quando iniziarono a vivere al di fuori delle foreste costretti ad affrontare sfide come la raccolta del cibo e l’utilizzo di strumenti per la caccia e la difesa. I ricercatori hanno utilizzato software di analisi statistica per confrontare il comportamento di scimpanzé e piccole scimmie chiamate Mangabeys (Cercocebi in italiano) mentre si arrampicavano e scendevano dagli alberi. Hanno scoperto che, durante la discesa, gli scimpanzé estendevano le braccia sopra la testa per aggrapparsi ai rami, usandoli quindi come “freni”. L’analisi dei ricercatori ha mostrato che l’angolo delle spalle degli animali oggetto di studio era maggiore di 14 gradi durante la discesa rispetto alla salita. Il braccio si estendeva verso l’esterno del gomito 34 gradi in più quando scendeva da un albero rispetto a quando saliva. “Se i gatti potessero parlare, vi direbbero che scendere è più difficile che salire e molti scalatori umani sarebbero d’accordo. Ma la domanda è perché è così difficile“, ha detto il coautore dello studio, Nathaniel Dominy, professore di antropologia Charles Hansen e consulente di Fannin. “Il motivo è che non solo si resiste alla forza di gravità, ma si deve anche decelerare“, ha aggiunto. “Il nostro studio è importante per affrontare un problema teorico con misurazioni formali di come i primati selvatici salgono e scendono. Abbiamo trovato diverse differenze tra scimmie e scimpanzé che possono spiegare perché le spalle e i gomiti delle scimmie si sono evoluti con una maggiore flessibilità“.
Le spalle e gomiti: una continuazione evolutiva:
Queste caratteristiche anatomiche, acquisite dai primati, hanno permesso agli esseri umani di arrampicarsi sugli alberi di notte e scendere alla luce del giorno in modo sicuro. Una volta che l’Homo erectus fu in grado di usare il fuoco per proteggersi dai predatori notturni, la forma umana assunse spalle più larghe in grado di formare un angolo di 90 gradi, rendendo i nostri antenati eccellenti tiratori con la lancia (le scimmie non possono lanciare con precisione). Mentre potremmo pensare che uno scimpanzé in discesa abbia un movimento più goffo, la ricerca suggerisce che questo approccio è in realtà più efficiente dal punto di vista energetico. Il movimento negli esseri umani è un risultato di compromessi evolutivi, con le caratteristiche anatomiche delle scimmie primitive ancora visibili nei nostri corpi moderni. Questa evoluzione ha gettato le basi per la struttura anatomica che ci consente di eseguire una serie di movimenti sofisticati e ha contribuito alla nostra sopravvivenza come specie. “Nonostante la mancanza di grazia degli scimpanzé“, hanno commentato gli autori, “le loro braccia si sono adattate per garantire che gli animali raggiungessero il suolo in modo sicuro – e i loro arti sono notevolmente simili a quelli degli esseri umani moderni. È il modello da cui proveniamo: scendere era probabilmente una sfida molto più ardua anche per i nostri primi antenati“. “Anche una volta che gli esseri umani sono diventati eretti, la capacità di salire e poi scendere da un albero sarebbe stata incredibilmente utile per la sicurezza e il nutrimento, che è determinante quando si tratta di sopravvivenza. “Ci siamo modificati nel tempo ma i tratti distintivi della nostra ascendenza scimmiesca rimangono nei nostri scheletri moderni“.