Sì, Clubhouse tecnicamente esiste ancora. E no, non se la passa troppo bene. Il social è passato dall’essere sulla bocca di tutti, al punto da convincere virtualmente ogni competitor esistente a copiarne l’idea di base, al diventare irrilevante molto rapidamente. Un destino effimero che accomuna la storia di moltissime piattaforme social nate negli ultimi tre o quattro anni.
Sta di fatto che l’azienda ora vuole riprovarci. Il social è stato completamente stravolto, a partire da un’operazione di rebranding totale. Il logo? Non è più una foto in bianco e in nero, ma una mano stilizzata su sfondo arancione.
Le stanze, cioè le teleconferenze dove si entrava per ascoltare esperti di questo o quell’altro campo, ora sono state messe in secondo piano e sono anche stati rimossi i follower su modello di Instagram.
Ora Clubhouse è incentrato sulle “Chats“, cioè conversazioni di gruppo dove si interagisce esclusivamente con la propria voce e… in tempo reale. Praticamente è come se fosse un gruppo di WhatsApp, dove però si comunica solo per messaggi vocali.
Noi l’inferno ce lo immaginiamo esattamente così. Basterà per portare Clubhouse ai suoi vecchi (e di breve durata) fasti, quando valeva ancora 4 miliardi di dollari e aveva milioni di utenti attivi? Siamo molto scettici.