Le nanotecnologie e i peptidi stanno emergendo come strumenti cruciali nella lotta contro la Xylella, il batterio responsabile della devastazione degli ulivi nel Salento e in altre regioni. Recentemente, a Lione, è stata condotta un’analisi epidemiologica approfondita per valutare gli sviluppi dell’epidemia e le strategie di contenimento.
Negli ultimi anni, grazie a nuove pratiche agronomiche e fitosanitarie, la comunità scientifica ha osservato una mitigazione dell’epidemia di Xylella nel Salento. Tuttavia, è fondamentale rimanere vigili e sfruttare l’alta tecnologia e le innovazioni disponibili per prevenire nuove ondate distruttive.
Xylella fastidiosa è arrivata in Italia nel 2008, portata dalla Costa Rica tramite materiale vegetale. Questo batterio ostruisce il flusso di linfa nelle piante, causando la morte di milioni di ulivi e contaminando oltre 180.000 ettari di terreno. Il Salento, in Puglia, è stato particolarmente colpito nel 2020, subendo danni stimati a 1,6 miliardi di euro.
La principale diffusione di Xylella è mediata dalla sputacchina, un insetto che può percorrere fino a 400 chilometri in una stagione. Tuttavia, le recenti ricerche suggeriscono che la capacità di trasporto della sputacchina potrebbe essere diminuita, contribuendo alla riduzione della diffusione del batterio.
Attualmente, solo circa un centinaio di piante infettate sono state individuate nel Salento, rispetto alle 243 dello scorso anno nello stesso periodo. Questa riduzione è incoraggiante ma richiede ulteriori ricerche per comprendere appieno la situazione.
L’aumento delle temperature minime invernali e il cambiamento climatico hanno favorito l’espansione di Xylella in tutto il mondo, includendo paesi dell’America, Israele, Libano, Iran, Taiwan e alcune regioni dell’Europa, oltre all’Italia. Di conseguenza, sono necessarie misure per ridurre il suo impatto.
La ricerca si sta concentrando sulla diagnosi precoce delle piante infette attraverso marker metabolici e aptameri. Questi metodi consentono di identificare il batterio prima che compaiano danni strutturali evidenti. Tuttavia, attualmente non esiste un metodo efficace per curare le piante infette.
Una possibile soluzione potrebbe essere l’uso di peptidi antimicrobici (Amp) che stimolano una risposta immunitaria nelle piante e limitano la vitalità di Xylella. Questi peptidi, combinati con batteri gram negativi, possono conferire resistenza alle piante mature. Inoltre, le nanotecnologie sono in fase sperimentale per ridurre la carica batterica e migliorare la distribuzione di fitoterapici e insetticidi.