È considerato uno degli scienziati più importanti del XX secolo. Fu autore di importanti contributi nel campo della fisica moderna, in particolare nella meccanica quantistica, la sua fama è legata soprattutto alla costruzione della prima bomba atomica nell’ambito del progetto Manhattan e alla successiva crisi di coscienza che lo indusse a rifiutare di lavorare a quella all’idrogeno.
Il fisico Robert J. Oppenheimer è stato un uomo prima di tutto tormentato nell’animo, con una mente geniale, ma al tempo stesso instabile, dall’esistenza cupa e sofferente adornata di eventi agghiaccianti ma anche straordinari. Scindere la vita dall’uomo, soprattutto per le ripercussioni che ha avuto nella storia del mondo, non è assolutamente cosa facile nel racconto delle vicissitudini di Oppenheimer. La scienza, i suoi studi si intrecciano totalmente con il suo carattere e per avere un quadro più completo della sua straordinaria, e tormentata, carriera è giusto ripercorrere in todo le tappe fondamentali della sua vita.
Quando vedi qualcosa che è tecnicamente valido, vai avanti e lo fai e discuti su cosa farne solo dopo che hai avuto il tuo successo tecnico. Questo è quanto è capitato con la bomba atomica.
Tutti questi elementi sono stati presi in considerazione da Christopher Nolan per realizzare il suo film più discusso (e ad oggi di maggior successo), ma quanto ha omesso o romanzato all’interno della sua pellicola? In primis è giusto ricordare che se Oppenheimer esiste, è merito del libro American Prometheus The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer, anno 2005 scritto da Martin J. Sherwin e Kai Bird, che ha vinto il premio Pulitzer e si è rivelato essere fonte indispensabile per il film di Nolan. Il regista inglese inizialmente aveva solo una conoscenza di base di Oppenheimer e del Progetto Manhattan quando ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura del film, ma il suo interesse per la vita del fisico è cresciuto quando l’attore Robert Pattinson – ai tempi di Tenet – gli regalò un libro di discorsi di Oppenheimer. Per prepararsi a scrivere la sceneggiatura, Nolan si immerse nella ricerca, leggendo American Prometheus, che è diventato il principale testo di riferimento del film, e molto altro materiale. Nel 2021 inoltre visitò senza preavviso il Museo di Storia di Los Alamos, facendo il tour standard, per poi tornare più volte per consultare gli archivi. Studiando Oppenheimer, Nolan ha cominciato a capire la profondità del Trinity test: anche con i calcoli dei più brillanti scienziati del mondo, c’era la possibilità che la bomba innescasse un incendio nell’atmosfera che avrebbe potuto distruggere il pianeta. Attraverso questo punto di vista, il regista ha iniziato a considerare Oppenheimer come la persona più importante della storia dell’umanità iniziando a realizzare il grande disegno intorno al film.
Attraverso questo punto di vista, il regista ha iniziato a considerare Oppenheimer come la persona più importante della storia dell’umanità iniziando a realizzare il grande disegno intorno al film.
Tuttavia a differenza del libro, che procede in ordine cronologico, il film sovrappone tre piani temporali diversi e li mischia con alcuni flashback. Oltre che sulla storia di come si arrivò a sviluppare la bomba atomica, il film si concentra sulla questione filosofica e morale che riguarda il rapporto tra gli scienziati e l’impatto che le loro scoperte hanno sulla vita delle persone, in questo caso sulla morte di centinaia di migliaia di civili dopo il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki. La seconda parte del film riguarda invece quello che successe a Oppenheimer dopo la guerra, quando diventò un’autorità nel campo delle politiche nucleari globali e fu emarginato dalla classe dirigente statunitense con la scusa del suo vecchio legame con il comunismo, negli anni del maccartismo.
Dalla carriera accademica al Progetto Manhattan
La scienza non è tutto, ma è molto bella
E’ una delle famose citazioni di Oppenheimer, come riporta la pagina a lui dedicata sul sito del Los Alamos National Laboratory, uno dei laboratori per lo studio dell’energia nucleare e lo sviluppo della bomba atomica di cui fu direttore negli anni della seconda guerra mondiale. Questa frase è emblematica in quanto fa intendere in pochissime parole il suo ruolo all’interno del mondo scientifico: era un accademico assolutamente con una grande predisposizione alla teoria, tuttavia il laboratorio e la parte pratica della scienza non sono state le sue realtà più congeniali.
Ma per fare un passo indietro possiamo dire che Oppenheimer dette presto prova del suo amore verso la scienza sin da bambino quando iniziò a interessarsi di fisica, chimica e mineralogia, e a soli 12 anni fu invitato dal New York Mineralogical Club a tenere una lezione. Nel 1922 si iscrisse alla prestigiosa università di Harvard (Stati Uniti), dove si laureò in chimica in soli tre anni. Presto però si rese conto che la sua vera passione era la fisica e nel 1925 si trasferì in Europa per proseguire i suoi studi. Il suo rapporto con i docenti, e con molti studenti, è sempre stato conflittuale e in quel periodo rischiò di essere arrestato a causa di una mela avvelenata, ma mai mangiata dall’insegnante, trovata in laboratorio. A causa di questo episodio dovette seguire un percorso psicologico di vari mesi. Dopo un breve periodo trascorso nel laboratorio del premio Nobel per la fisica Joseph John Thomson, nel 1927 concluse il suo dottorato di ricerca presso l’istituto di fisica teorica dell’Università di Gottinga (Germania), sotto la guida di Max Born, anche lui insignito nel 1954 del premio Nobel per la fisica grazie ai suoi importanti contributi nell’ambito della meccanica quantistica. Non solo fisica teorica, ma si specializzò nel frattempo in astrofisica, in fisica quantistica e soprattutto fisica nucleare dimostrando una propensione alla leadership e al team building senza eguali.
Fu così, per questo motivo che fu scelto da il generale Leslie Groves come capo reparto del progetto Manhattan: la missione di sviluppo per la realizzazione della bomba atomica. In quel periodo, a seguito della scoperta della fissione da parte dei tedeschi, Albert Einstein scrisse al presidente Roosevelt preoccupato per le sorti del mondo in quanto il passo successivo alla scoperta della fissione era proprio la realizzazione di una bomba atomica da parte dei nazisti e fu così che si pensò al progetto Manhattan (dal luogo dove erano ubicati gli uffici del Manhattan Engineer District, creato nel 1942). La missione “top secret” (ma non troppo) era quella di istituire e guidare le ricerche presso un laboratorio clandestino a Los Alamos. Oppenheimer dal 1942 (data di inizio del progetto) si circondò dei migliori fisici nucleari del mondo, costituendo il gruppo di ricerca più importante che sia mai esistito nella storia della scienza. A differenza di molti suoi colleghi, fu sempre consapevole della propria parte di responsabilità per il lancio dell’atomica su Hiroshima e Nagasaki: «I fisici hanno conosciuto il peccato» fu il suo sconsolato commento dopo l’esplosione della bomba di Hiroshima. Secondo un aneddoto diffuso ma apocrifo, venti giorni prima, durante il Trinity test, aveva pronunciato un’altra frase, ripresa dal Bhagavadgītā, passata alla storia:
Sono diventato Morte, il distruttore di mondi.
Appunto il Trinity Test (dove il film di Nolan si concentra) fu ufficialmente inaugurato il 16 luglio del 1945 con il primo ordigno atomico al mondo fatto esplodere con successo nel deserto del New Mexico (territorio di nativi americani). Il resto della vicenda ce lo raccontano i libri di storia e (in qualche modo) il film di Nolan.
Oppenheimer non fu solo Distruttore di Mondi
Inserire ogni lato della vita di questo scienziato era un’utopia, in quanto il focus della creazione dell’oggetto che ha letteralmente cambiato la storia del nostro Pianeta era troppo importante e nonostante tutto in qualche frangente sembra anche messo in secondo piano, tuttavia la genialità di Oppenheimer gli hanno permesso dopo il periodo di “pacifismo” e battaglia contro la Bomba H di andare avanti con le ricerche. La sua carriera è costellata di importanti scoperte scientifiche, fondamentali in moltissimi campi: fu un fisico eccezionale – non lo assunsero a dirigere il progetto Manhattan per caso – e, se è giusto che un film destinato al grande pubblico racconti la storia dell’uomo e della bomba, è un peccato che dello scienziato si perda la memoria. Tra i molti studi realizzati nella sua lunga carriera ne citeremo due.
Effetto tunnel elettronico. Nel 1928 George Gamow dimostrò che l’effetto tunnel, appena scoperto, poteva spiegare i decadimenti Alfa – l’effetto tunnel è quel fenomeno per cui in determinate situazioni particelle quantistiche possono uscire da una buca di potenziale anche se non hanno l’energia per farlo, “saltando” la barriera; Oppenheimer (che nel 1928 aveva solamente 24 anni) fu il primo che ebbe l’idea di applicare il medesimo concetto agli elettroni, scoprendo così che anche un campo elettrico con energia inferiore a quella di prima ionizzazione poteva strappare elettroni da un atomo per effetto tunnel.
La contrazione gravitazionale. Negli anni trenta Oppenheimer si dedicò all’astrofisica e nel 1939 pubblicò un articolo importantissimo sul collasso gravitazionale delle stelle di grande massa (sul film c’è un piccolo accenno) – il limite di massa per l’evoluzione verso lo stadio di nana bianca era già stato calcolato da Chandrasekhar. In questo articolo si ponevano le basi teoriche della formazione delle stelle di neutroni e dei buchi neri, rispetto ai quali il lavoro di Oppenheimer fu assolutamente pionieristico. Il modello di collasso gravitazionale ipotizzato nell’articolo di Oppenheimer si dimostrò poi corretto alla luce delle osservazioni sperimentali degli anni successivi. Se nei prossimi giorni guarderete anche voi il film, magari di questi contributi vi sarete dimenticati. Ricordatevi però che Oppenheimer è stato un grande scienziato, e quel titolo di distruttore di mondi non è certamente il modo con cui avrebbe voluto passare alla storia.
Detto questo, è giusto ricordare anche le tante altre ricerche fatte dallo stesso Oppenheimer come è giusto ricordare il suo “non pentimento” delle azioni di quel periodo. Il calvario di Oppenheimer (soprattutto con il processo) dimostrava agli scienziati, come scrisse il sociologo Daniel Bell, che non potevano più dissentire dalla politica del governo. Da allora è prevalsa una visione limitata di come gli scienziati devono servire il loro Paese. Eppure, a chi nei suoi ultimi anni chiedeva a Oppenheimer se volesse cambiare qualcosa del suo passato, il fisico rispondeva:
Ho fatto il mio dovere, che era di svolgere il lavoro che dovevo fare. A Los Alamos non ero nella posizione di prendere decisioni politiche. Avrei fatto qualunque cosa mi avessero chiesto di fare, perfino una bomba in una forma diversa, se avessi pensato che fosse stato tecnicamente possibile.