Fauna selvatica sull’Appennino centrale: rinaturalizzazione e nuove opportunità economiche

Lo spopolamento delle regioni degli Appennini per motivi socioeconomici ha portato a una sorprendente conseguenza: un potente processo di rinaturalizzazione, noto come “rewilding”. Durante il lockdown pandemico, la natura ha dimostrato di poter riguadagnare il proprio spazio quando viene lasciata incontaminata. Nelle regioni dell’Appennino centrale, un’imponente catena montuosa situata a poche ore di macchina da Roma, è ora possibile osservare orsi, lupi, cervi, aquile reali e avvoltoi.

Lo spopolamento ha permesso a vaste aree di diventare più selvagge, con grandi erbivori, carnivori e necrofagi che tornano ai loro numeri naturali. Allo stesso tempo, le persone che in passato lottavano per sbarcare il lunario nei loro paesi hanno trovato nuove fonti di reddito legate alla fauna selvatica e alla natura.

L’associazione locale “Salviamo l’orso” sottolinea che questi cambiamenti nell’uso del territorio, l’esodo rurale e la perdita di biodiversità si sono trasformati in nuove opportunità economiche. Imprenditori giovani e meno giovani sono stati attirati da queste opportunità, insieme a visitatori provenienti da altre regioni, anche da lontano. Inoltre, la vendita di prodotti locali provenienti da zone in cui le persone utilizzano ancora il territorio in modi tradizionali e sostenibili è diventata una parte vitale del reddito delle comunità locali.

Tuttavia, la convivenza con la fauna selvatica non è sempre facile. L’atteggiamento delle persone verso gli animali selvatici può variare notevolmente in base a fattori economici, culturali e psicologici. Ad esempio, le comunità che dipendono dall’allevamento tendono ad essere più ostili verso gli orsi, poiché la perdita di un singolo animale può rappresentare un danno significativo. D’altra parte, le comunità che dipendono dal turismo spesso accolgono gli animali selvatici a braccia aperte.

Paula Mayer, una giovane laureanda del Politecnico di Zurigo, ha studiato questa questione e ha scoperto che anche a pochi chilometri di distanza, l’atteggiamento verso gli orsi può essere molto diverso. Mayer ha valutato ventuno comuni nell’Appennino centrale, territorio dell’orso marsicano, e ha scoperto che i fattori economici, culturali e psicologici influenzano notevolmente l’atteggiamento delle persone verso gli animali selvatici.

Mayer ha utilizzato un modello matematico basato su una rete bayesiana per incrociare variabili sulla propensione umana alla coesistenza con gli orsi e le caratteristiche degli habitat più adatti per gli orsi stessi. Il risultato è una mappa che indica le aree in cui la coesistenza ha maggiori probabilità di successo, un utile strumento per orientare le politiche di ripopolamento.

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