Tartarughe Ninja: Caos Mutante, recensione: i rettili mutanti ripartono con Jeff Rowe

Da fumetti a serie televisiva, arrivando al cinema con quella forza del merchandising che negli anni Ottanta rappresentata una ragione di vita. Tra lo sci-fi e il super-eroistico, le Tartarughe Ninja dal 1984 hanno arricchito la gioventù di chi è nato negli anni ’80 e anche di chi si è goduto i ’90, con una diffusione a macchia d’olio che dalla TV ci ha portato anche ai live-action. Con addirittura quattro pellicole dal 1990 al 2014 con attori in carne e ossa, da Steve Barron fino al tentativo finale di Michael Bay, il fenomeno adesso torna d’attualità grazie a Jeff Rowe.

Dopo aver diretto I Mitchell contro le macchine per Netflix, ora al regista tocca l’arduo compito di seguire, insieme con Seth Rogen, per conto di Paramount Pictures e Nickelodeon Films, l’evoluzione delle tartarughe in chiave moderna. Caos Mutante, in sala dal 30 agosto prossimo, è pronto per essere raccontato.

La origin story più completa

Baxter Stockman sta lavorando su un fluido che possa donare un gene mutante alle sue creature, così da renderle accettate nella società. Lui, che non è mai stato accettato e ha sempre desiderato poter vivere a testa alta tra la gente, è ricercato però dalla Techno Cosmic Research Institute, desiderosa di fare proprio quel fluido. Prima di morire sotto gli attacchi degli scagnozzi dell’azienda, Baxter riesce a far cadere il fluido nelle fogne, facendo sì che questo entri in contatto con Splinter e quattro piccole tartarughe, che verranno adottate dal ratto e cresciute come se fossero dei figli.

Trascorrono diversi anni, i rettili crescono e vengono educate non solo alle arti marziali, ma anche al tenersi alla larga dagli umani, pericolosi e desiderosi solo di mungere ciò che è diverso. Per questo motivo in Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello crescerà quel desiderio di evasione e di scoperta del mondo che c’è là fuori, per sfuggire alla morsa del padre e al suo essere refrattario a ciò che si nasconde all’esterno delle fogne. La loro fuga verrà interrotta non solo dall’incontro con April O’Neil, sbandata liceale in cerca di un futuro da giornalista, ma anche con la notizia riguardante Superfly, un essere intenzionato a costruire una pericolosa macchina con scopi ignoti.

Tartarughe Ninja Caos Mutante ci offre la origin story più lunga e intensa mai propostaci sulla storia del franchise, conducendoci anche nel laboratorio di Baxter Stockman, che nella serie originale aveva ben altre mire e intenzioni, arrivando a essere anche uno degli scagnozzi di Shredder e avversario di Splinter. In aggiunta, le modifiche a quella che era una struttura consolidata delle Tartarughe Ninja, ci conducono anche a una storia più in linea con le esigenze narrative del film, a partire da quella che è la origin story di Splinter.

Il suo diniego nei confronti dell’esterno, il suo voler rimanere nelle fogne e il suo perseguire la strada delle arti marziali è figlio della costruzione di un personaggio che si distanzia da quel lottatore umano mutante che ci era stato presentato nella serie animata di fine anni Ottanta. Al di là di questi aspetti che vanno ad alterare le origini dei personaggi, ciò che funziona di più in questa nuova proposta è il carattere delle Tartarughe Ninja, davvero teenager adesso.

Tra battute e riscatti, cambiano i comprimari

Avere una origin story così intensa e il volersi concentrare sull’universo che circonda i protagonisti, ha permesso a Caos Mutante di andare a creare una tridimensionalità dell’ambiente circostante che dà maggior spazio anche ai comprimari. Basti pensare a Mondo Gecko e il suo andare a incollarsi in maniera adeguata alla psicologia di Michelangelo, oppure Ray Fillet fino anche a Genghis Frog, che per quanto non abbiamo uno screen time molto elevato riescono a emergere e a sottolineare il lavoro che è stato svolto nel rifinire i personaggi e anche i comprimari.

In questo lavoro di costruzione della sceneggiatura, Seth Rogen, Evan Goldberg e Jeff Rowe ci consegnano un prodotto che vuole dimostrare quanto il trio sia fan delle Tartarughe, trattandole con puro divertimento e con la capacità di rendere i quattro protagonisti molto dinamici, mai impostati e supportati da un doppiaggio (sia in originale che in italiano) che esalta il loro essere disordinati, aggressivi, arrembanti, proprio come degli adolescenti.

Altrettanto interessanti sono i personaggi di Splinter, come già detto, e di April, sulla quale si erano scatenate le critiche sin dal momento del suo annuncio. Critiche ingiustificate, perché il personaggio viene riadattato alle esigenze moderne delle Tartarughe, proprio come succede a Splinter: più che un sensei, questi adesso è un padre che si prende cura delle proprie tartarughe, che vuole il loro bene e che costruisce una famiglia che possa funzionare, rispondendo anche a delle esigenze personali che lo rendono molto meno spigoloso e più accessibile anche a un pubblico giovanile che insegue una certa modernità di linguaggio e di espressività.

La stessa April deve fare i conti con nuove necessità, ossia il riscatto dinanzi alla società, quasi come i mutanti: non vive più dell’effetto cheerleader, né vuole inseguire quello che è il processo di trasformazione da brutto anatroccolo a cigno, ma semplicemente una ragazza che insegue un sogno e che vuole raggiungerlo, emergendo dalla mediocrità e vincendo anche quelle che sono le spigolature del suo carattere e gli annessi conflitti interiori ed esteriori che sta vincendo.

Sporco, moderno, aggressivo

Va da sé che Caos Mutante ha nel suo tone of voice la parte più affascinante e vincente dell’intera pellicola. L’animazione gli permette di andare nella direzione più sporca, in terminologia attoriale, più aggressiva, in accezione positiva. Rowe aveva co-diretto I Mitchell contro le Macchine e si vede tantissimo, inseguendo quello stesso stile di animazione, ma c’è anche lo stile de Il Gatto con gli Stivali, fino ad alcuni frame che sembrano voler recuperare anche Spider-Man: Across the Spider-Verse.

Abbiamo citato tre capisaldi della recente animazione, in grado di farci avere tra le mani dei prodotti che hanno letteralmente risollevato il genere e lo hanno spinto verso una nuova morbosa attenzione. C’è tanta ironia, c’è tanta possibilità di andare a ridere e divertirsi di alcune battute – forse non accessibili a tutti – che seguiranno anche l’attualità, tra citazioni ad Avengers: Endgame e ad altri attori con i quali Seth Rogen può permettersi di ironizzare in libertà.

Ma quindi cos’è che non funziona in Tartarughe Ninja Caos Mutante? È indubbio che l’intero soggetto si basi troppo su quelli che sono gli stereotipi moderni, a partire dalla necessità dell’accettazione. Lo stesso antagonista di turno vive nel disagio e nel desiderio di poter essere accolto e quindi insegue lo stesso obiettivo dei protagonisti, ma con metodi diversi.

Manca l’originalità nella trama intera, per quanto la resa sia affascinante e divertente, come già detto, soprattutto nel suo parlare un linguaggio molto giovane e il lasciarsi arricchire anche dalla colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross, che inseguono le musicalità degli anni ’80 strizzando l’occhio ai primi fan delle Tartarughe. Lo stesso stile grafico, per quanto l’atmosfera risulti essere molto familiare, in quanto sporca e imperfetta, con quel tratto sì da animazione al computer ma che sembra raffazzonata da una matita a mano, potrebbe non essere di gradimento a tutti, finendo per risultare un po’ piatto dopo il primo effetto sorpresa dei minuti iniziali.

80
Tartarughe Ninja: Caos Mutante
Recensione di Mario Petillo

Tartarughe Ninja: Caos Mutante è un film d'animazione che diverte, che racconta la storia di veri adolescenti, per la prima volta forse, raccontati con la briosità di un franchise che può dire la sua dopo tanti anni sopito. La storia non si esalta nei temi e nemmeno nel ritmo, ma i personaggi risultano ben scritti e molto tridimensionali, dimostrando che gli autori ci hanno messo tutto l'affetto e la passione possibile per ricostruire un prodotto che nel suo sequel, siamo sicuri, brillerà ancora di più.

ME GUSTA
  • Personaggi scritti e caratterizzati in maniera perfetta
  • Divertente, ironico, moderno
FAIL
  • Trama un po' banale nella resa e nel ritmo
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