E’ stato distrutto dalla fiamme il Drago di Vaia, l’opera realizzata da Marco Martalar, sull’Alpe Cimbra in Trentino, con ciò che era rimasto dopo la violenza della tempesta Vaia, nel 2018. La scultura era diventata famosissima e visitata da migliaia di persone. Si teme un atto doloso.
Da sempre i draghi sono il simbolo per antonomasia della fantasia e dei mondi che scrittori e registi ci hanno fatto sognare attraverso le loro opere. Il Drago Vaia era divenuta un’opera straordinaria e seguitissima anche per questo motivo, un vero e proprio pellegrinaggio da parte di famiglie che con i loro bambini facevano vedere “il grande drago delle Dolomiti”. Nella notte del 22 agosto purtroppo questo Drago ha dovuto far spazio ad un cumolo di cenere: la scultura di Lavarone, nella frazione di Magrè, è stata divorata dalle fiamme. L’incendio, per cui non si esclude l’ipotesi dolosa, è stato segnalato verso le 22:00, immediato l’intervento dei vigili del fuoco, ma del monumento ormai non restano che pochi resti carbonizzati. Sui social il dolore di Isacco Corradi, sindaco di Lavarone:
Cosa avrai fatto di male? – si legge – Ho solo una speranza: che quello che è successo sia stato un errore per quanto stupido e non un atto voluto. Moralmente mi sentirei più tranquillo nel sapere che non vi sono persone che girano a Lavarone capaci di far sparire una cosa così bella. Saremo più forti della stupidità e non ci faremo prendere dalla rabbia e dal rancore
Marco Martalar, l’artista di Roana commenta l’accaduto al Giornale di Vicenza, con poche parole, anche sui suoi social si legge un lapidario “tristezza”:
La notizia mi ha reso molto triste. Le cause sono ancora al vaglio dei vigili del fuoco, ma voglio sperare che non siano dolose. Una cosa è certa, condivisa anche con Lavarone, non ci diamo per vinti
Il Drago Vaia era simbolo della rinascita, di una montagna che ha sofferto la violenza di una tempesta che distrusse centinaia di migliaia di alberi, ma che ha saputo con tenacia tornare a vivere. Per questo la sua distruzione fa ancor più male e denota, qualora le cause siano accertate come dolose, ancor più la stupidità di chi ha innescato il rogo. Il Drago fu realizzato a Lavarone appunto da Marco Martalar. L’artista completò la scultura grazie a una tecnica precisa: il drago presenta difatti uno scheletro centrale, a cui, poi, è stato fissato il materiale di recupero della tempesta Vaia. La struttura è alta 6 m e lunga 7, ha richiesto l’impiego di 3.000 viti e 2.000 pezzi di alberi abbattuti. L’obiettivo iniziale era quello di dare nuova vita all’Avez del Prinzep, l’abete bianco più alto d’Europa, ma poi il progetto si spostò nel valorizzare i boschi in generale. Martalar ha, poi, utilizzato legno interamente non trattato che doveva essere segnato da tempo ed eventi atmosferici, per poi decomporsi in modo naturale e non purtroppo in modo dolosa (come si teme). Nel primo weekend di inaugurazione della struttura il Drago Vaia fece segnare numeri da record. Per vedere il “drago in legno più alto d’Europa” sono, infatti, accorsi più di 1.000 visitatori. Le persone raggiunte sui social dai post sull’argomento ammontano a più di 2 milioni (prima dell’incendio) e considerando quanto sia stato fotografato e condiviso si spera in un tam-tam mediatico che possa farlo rinascere il più presto, per questo motivo il sindaco Isacco Corradi ha deciso di aprire una raccolta fondi.
Il sito dove raccogliere i fondi per il Drago Vaia