Il nostro cervello interpreta le emoji in modo sorprendentemente efficace, spesso più rapidamente ed accuratamente rispetto alle espressioni facciali reali. Questa scoperta è stata effettuata da Linda Dalle Nogare e Alice Mado Proverbio presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca.
Per comprendere meglio questa dinamica, i ricercatori hanno condotto esperimenti in cui hanno confrontato la capacità delle persone di riconoscere emozioni nelle emoji e nelle espressioni facciali umane. I partecipanti hanno visualizzato parole associate ad emozioni come felicità o paura, seguite da immagini di volti reali o emoji. Durante queste visualizzazioni, l’attività cerebrale è stata monitorata attraverso elettrodi.
I risultati hanno dimostrato che le emoji sono state riconosciute più velocemente delle espressioni facciali, con un vantaggio di circa 70 millisecondi. Inoltre, il tasso di risposte corrette per le emoji è stato significativamente più alto rispetto a quello per i volti umani, con un 92,7% contro un 82,4%.
Questo successo nell’interpretare le emoji potrebbe derivare dalla loro natura schematica. Le emoji sono disegni stilizzati con pochi elementi, come posizione della bocca, sopracciglia, e occhi, mentre i volti umani contengono molte informazioni morfologiche complesse, come età, sesso, etnia e caratteristiche facciali dettagliate.
Inoltre, alcune emozioni sono più facili da rappresentare con emoji rispetto ad altre. Ad esempio, la felicità è più facilmente identificabile rispetto alla paura o all’angoscia, che possono essere interpretate in modo ambiguo.
Il cervello sembra percepire le emoji come volti in parte, ma con alcune differenze. Non attiva le stesse aree cerebrali che si attiverebbero nel riconoscimento dei volti reali. Inizialmente, le emoji sono percepite come oggetti e elaborate come tali dall’area temporale sinistra del cervello. Tuttavia, le loro componenti interne, come la curvatura delle sopracciglia e della bocca, vengono riconosciute come parti di un volto e dettagli facciali da altre regioni cerebrali.
Inoltre, il cervello antropomorfizza le emoji, trattandole come se fossero volti reali, consentendo di interpretare le emozioni altrui. Questo processo coinvolge l’area orbitofrontale del cervello.