Arm, la multinazionale britannica specializzata nel design di microprocessori, sta preparando il terreno per la sua altamente anticipata quotazione a Wall Street, che è prevista come una delle operazioni più significative dell’anno negli Stati Uniti. Questa azienda, di proprietà della società giapponese SoftBank, ha depositato i documenti preliminari presso la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti per l’offerta pubblica iniziale (IPO) con l’obiettivo di raccogliere almeno 10 miliardi di dollari.
Con sede a Cambridge, in Inghilterra, Arm è rinomata per aver progettato l’architettura dei chip che si trovano nel 99% degli smartphone e nel 70% di tutti i dispositivi tecnologici utilizzati nel mondo. L’azienda, tuttavia, non è coinvolta nella produzione fisica dei microprocessori, ma si concentra sul design, lo sviluppo dei componenti e delle istruzioni di linguaggio di programmazione. La diffusione degli chip basati sull’architettura Arm è così pervasiva che l’azienda è considerata una parte neutrale e fondamentale nell’industria tecnologica e rappresenta un gioiello del settore nel Regno Unito.
SoftBank ha acquisito Arm nel 2016 per circa 32 miliardi di dollari, stabilendo un nuovo record per l’acquisto di un’azienda tecnologica europea. Tuttavia, a causa delle perdite significative causate dalla crisi dei chip, il gruppo giapponese ha cercato di vendere Arm a Nvidia. Questo tentativo è stato ostacolato dalle autorità antitrust che ritenevano che l’accordo potesse comportare problemi di concorrenza. Di conseguenza, Arm ha optato per un’offerta pubblica iniziale.
Secondo quanto riportato da Bloomberg, Arm è stata accolta con entusiasmo dai mercati finanziari, con una valutazione stimata tra 60 e 70 miliardi di dollari e una lista di investitori di spicco, tra cui Goldman Sachs, JP Morgan Chase, Barclays e il Mizuho Financial Group. L’unica assenza notevole finora è quella di Morgan Stanley. Il prezzo dell’IPO deve ancora essere fissato, ma si prevede che ciò avverrà circa a metà settembre. Al momento, l’azienda non ha rivelato i dettagli contrattuali relativi alla vendita delle azioni.