Uno studio recente ha rivelato che è possibile migliorare la memoria stimolando il lobo frontale del cervello durante il sonno, un processo che potrebbe avere implicazioni significative per i pazienti affetti da epilessia e potenzialmente per quelli con Parkinson o Alzheimer.
Durante il sonno, il cervello compie un lavoro straordinario nel consolidamento delle memorie a lungo termine. Il ippocampo e la neocorteccia, due regioni chiave del cervello, comunicano tra loro, elaborando le informazioni da memorizzare. Questo processo è essenziale per la costruzione della nostra biblioteca mentale. Gli scienziati, come il neurochirurgo Itzhak Fried dell’Università della California di Los Angeles, stanno cercando di comprendere come questo processo possa essere influenzato positivamente.
Lo studio, pubblicato su Nature Neuroscience, ha dimostrato che stimolando delicatamente il lobo frontale del cervello in sincronia con le onde elettriche dell’ippocampo durante il sonno, è possibile migliorare la precisione della memoria di riconoscimento nei pazienti epilettici. Questo tipo di stimolazione potrebbe, in futuro, essere applicato anche per migliorare la memoria in pazienti con Parkinson o Alzheimer.
La relazione tra sonno e memoria non è una novità, ma gli scienziati stanno ora cercando di capire come esattamente questo processo avvenga. Utilizzando studi sugli animali, hanno scoperto che l’ippocampo, cruciale per la memoria, emette piccole onde ad alta frequenza durante il sonno, che sono essenziali per il consolidamento della memoria. Tuttavia, la neocorteccia e il talamo emettono onde più lente e prolungate. La sincronia tra queste onde è cruciale per il processo di memorizzazione.
Lo studio di Fried ha coinvolto pazienti epilettici con elettrodi impiantati in varie parti del cervello. Gli scienziati hanno stimolato il lobo frontale durante il sonno, in particolare durante lo stato “attivo” delle onde lente. Hanno scoperto che questa stimolazione sincronizzata migliorava la capacità dei pazienti di riconoscere ciò che avevano visto in precedenza.
L’effetto positivo non si è verificato nei pazienti sottoposti a stimolazione “a fase mista”, sottolineando l’importanza del tempismo nella stimolazione cerebrale.
Questi risultati indicano che è possibile influenzare il processo di consolidamento della memoria durante il sonno e migliorare la memoria di riconoscimento. Tuttavia, è importante notare che l’impianto di elettrodi nel cervello è una procedura invasiva e solleva questioni etiche. Gli scienziati stanno anche cercando di capire se questo processo possa essere applicato a soggetti sani e se possa avere applicazioni più ampie.