Michael Burry, il gestore di fondi reso celebre dal libro The Big Short, poi trasporto nel film noto in Italia con il nome “La Grande Scommessa“, ha recentemente aperto alcune posizioni ribassiste che hanno fatto venire la pelle d’oca a più di qualche analista. Burry è diventato ricco (meritandosi un posto nell’olimpo di Wall Street) per aver previsto la crisi dei subprime, che portò al fallimento di Lehmanns Brothers e alla crisi finanziaria del 2008.
Stando a quanto si evince da alcuni documenti depositati presso la SEC, Burry ora starebbe scommettendo contro l’S&P 500 e il Nasdaq 100: si tratta dei due indici che raccolgono, rispettivamente, le 500 e le 100 aziende a maggiore capitalizzazione tra quelle quotate a Wall Street. Insomma, sta scommettendo contro l’economia statunitense nella previsione di una grave recessione.
Secondo un report, la Scion Asset Management di Burry ha acquistato opzioni put con un valore nominale di 739 milioni di dollari contro l’ETF Invesco QQQ Trust. Nello stesso periodo, cioè durante l’ultimo trimestre, ha anche comprato opzioni put separate con un valore nominale di 886 milioni di dollari contro l’ETF SPDR S&P 500. Le opzioni put offrono il diritto di vendere azioni a un prezzo fisso in futuro e vengono solitamente acquistate per esprimere una visione ribassista del mercato.
Burry è diventato famoso per le sue scommesse contro il mercato immobiliare statunitense prima della crisi finanziaria del 2008. Il libro di saggistica “The Big Short” di Michael Lewis è stato pubblicato nel 2010, mentre la versione cinematografica è stata rilasciata nel 2015.