Durante la stagione estiva, il pericolo di contrarre intossicazioni alimentari si amplifica, richiedendo una prudenza extra nella scelta dei cibi. Le manifestazioni possono variare da fastidi lievi a sintomi più gravi, talvolta richiedendo interventi immediati. I principali responsabili di tali disturbi sono i batteri, tra cui spiccano Salmonelle, Listeria, Campylobacter, Escherichia coli e Clostridi, oltre a infezioni virali come l’epatite A e parassitosi come l’Anisakis.

I sintomi più comuni comprendono diarrea, nausea, vomito, crampi addominali e febbre moderata. Nei gruppi vulnerabili, come i bambini, gli anziani e gli immunodepressi, le conseguenze possono essere più gravi. In particolare, l’intossicazione da Clostridium botulinum desta preoccupazione, in quanto la neurotossina da esso prodotta può paralizzare funzioni vitali, come la respirazione. Questo tipo di intossicazione è spesso causato dal consumo di conserve alimentari non sufficientemente sterilizzate o conservate in modo improprio.

Se i sintomi persistono, è consigliabile consultare un medico o rivolgersi al Pronto Soccorso, soprattutto se i disturbi si aggravano. Nella maggior parte dei casi, le intossicazioni alimentari si risolvono da sole, senza richiedere trattamenti specifici. Nel caso dell’intossicazione da botulino, invece, è fondamentale ricevere tempestivamente un’antitossina.

Secondo il Dr. Stefano Fagiuoli, responsabile del Dipartimento di medicina presso l’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, le intossicazioni alimentari più comuni derivano da batteri. Tra i principali microrganismi responsabili vi sono Salmonelle, Listeria, Campylobacter, Escherichia coli e Clostridi. A questi si aggiungono le infezioni virali come l’epatite A e le parassitosi come l’Anisakis. Gli agenti patogeni si infiltrano principalmente attraverso il consumo di carni poco cotte o crude, in particolare pollame, frutti di mare (con particolare attenzione all’epatite A), latte crudo, formaggi non pastorizzati e vegetali contaminati da liquami.

La Listeria monocitogenes, ad esempio, può anche diffondersi attraverso cibi refrigerati come panini preconfezionati o paté, in quanto prospera a temperature basse come quelle del frigorifero. Le uova crude sono spesso associate alla Salmonella, che può infettare le ovaie delle galline, rendendo possibile la presenza del batterio sia sulla superficie che all’interno dell’uovo. I tempi di incubazione variano: da 2 a 5 giorni per il Campylobacter, da 12 a 72 ore per le Salmonelle e da pochi giorni fino a diverse settimane per la Listeria.