Archeoplastica è un eco-museo virtuale che raccoglie pezzi di vita consumati ma quasi integri, sopravvissuti a decenni e ai flutti del mare, testimonianze di storie passate e della minaccia ambientale attuale. Ideato da Enzo Sumo, il progetto ufficiale è stato avviato nel 2021, accumulando circa 200 reperti, anche se il numero attuale è impossibile da contare.
La community di eco-archeologi sui social media cresce costantemente, soprattutto in estate, quando giungono numerose segnalazioni dalle spiagge che promuovono la coscienza ambientale, liberando le spiagge dai rifiuti e coniugando memoria ed ecologia. Gli oggetti recuperati, come giocattoli, flaconi, contenitori e oggetti vari, risvegliano ricordi e coscienza, offrendo un tuffo negli anni ’60, ’70 e ’80, con i loro packaging colorati ma insidiosi.
Il museo espone una vasta gamma di oggetti, tra cui flaconi di saponi dimenticati come Spic e Span o Emulsio, deodoranti, sciampi, creme, e prodotti alimentari come caffè Suerte, olio Olita e gelati Sammontana confezionati in coppette di plastica. Tra i ritrovamenti più frequenti ci sono i puntali degli ombrelloni e i palloni da calcio, tipici delle giornate in spiaggia.
Sui litorali, gli archeologi ambientali si trovano ad affrontare veri e propri gialli, come gli orsetti in plastica di varie dimensioni che si scopre essere flaconi di ammorbidente prodotto in Albania, o i mini televisori, gadget per bambini distribuiti in Germania. Questa plastica indistruttibile attraversa mari, paesi e generazioni, ma il recupero di questi oggetti è un atto di militanza sociale e un tributo all’Italia di un tempo.
Archeoplastica mira a sensibilizzare sulla sostenibilità ambientale e a preservare il mare da ulteriori danni, tramite il recupero e l’esposizione di questi reperti, che diventano così testimonianza del passato e monito per un futuro più eco-sostenibile.