Un’incredibile scoperta ha catturato l’attenzione della comunità scientifica: un nematode del suolo, rimasto dormiente per circa 46.000 anni nel permafrost siberiano, è stato riportato in vita. Questo stupefacente fenomeno ha sollevato un mare di domande sulla sopravvivenza e sull’adattamento di alcune specie animali in condizioni estreme.
La criptobiosi: uno stato di quiescenza incredibile
La chiave di questo eccezionale evento è un meccanismo noto come “criptobiosi”, un vero e proprio stato di quiescenza che alcuni animali, come i tardigradi, i rotiferi e i nematodi, possono adottare per sopravvivere a condizioni ambientali estreme. Durante la criptobiosi, il metabolismo dei nematodi rallenta notevolmente e il loro corpo entra in uno stato di dormienza apparente, in cui sembrano quasi “ibernati”.
Riportare in vita un nematode di 46mila anni fa
La scoperta è stata resa possibile grazie a uno studio condotto da un gruppo di ricercatori russi e tedeschi. Gli scienziati hanno analizzato il materiale vegetale di una tana fossile nel permafrost siberiano, scoprendo che il sito era rimasto congelato per millenni. Il nematode, identificato come una nuova specie chiamata Panagrolaimus kolymaensis, è stato riportato in vita utilizzando tecniche di sequenziamento del genoma e analisi filogenetiche.
Una straordinaria sopravvivenza grazie al trealosio
Le analisi hanno rivelato che il genoma del nematode condivide alcuni geni con l’organismo modello Caenorhabditis elegans, coinvolti nella criptobiosi. Inoltre, entrambe le specie hanno dimostrato di produrre uno zucchero, chiamato trealosio, quando sottoposti a ibernazione. Questo zucchero sembra svolgere un ruolo chiave nel consentire ai nematodi di sopravvivere a condizioni estreme, come quelle del permafrost siberiano. La scoperta di questo nematode addormentato da così tanto tempo è un sorprendente adattamento a uno stato di inattività su scale di tempo geologiche. Questo fenomeno fornisce importanti spunti di riflessione sulla capacità di alcuni organismi di sopravvivere a cambiamenti ambientali drastici e sul ruolo cruciale che svolgono le fluttuazioni dell’ambiente nella regolazione di questi processi. La straordinaria storia di questo nematode resuscitato dal permafrost siberiano ci insegna che la natura è una maestra di adattamento e di sopravvivenza. Approfondire questa affascinante ricerca potrebbe svelare nuovi segreti sulla vita e sull’evoluzione del nostro pianeta, fornendo utili spunti per la scienza e per la protezione dell’ambiente.