Secondo i dati di una ricerca di giugno condotta dalla società di ricerca americana Gallup su 38 Paesi europei, l’Italia risulta essere al penultimo posto per il coinvolgimento dei lavoratori. Solo Cipro nord, dove non sono stati raccolti dati sufficienti, è dietro di noi. La percentuale di lavoratori italiani coinvolti nelle proprie attività quotidiane è appena del 5%, il che ci colloca in fondo alla classifica. Francia, Spagna e Gran Bretagna seguono con tassi di coinvolgimento rispettivamente del 7% e del 10%.

Le ragioni di questa situazione sembrano essere legate allo stress, segnalato dal 46% degli intervistati come elemento quotidiano nella loro giornata lavorativa, e all’11% che dichiara di sentirsi arrabbiato almeno una volta al giorno al lavoro. Inoltre, la mobilità professionale in Italia sembra essere scarsa, con solo il 20% degli italiani che considera un buon momento per ricollocarsi sul mercato, un dato leggermente aumentato rispetto al 2022.

L’ottimismo dei lavoratori italiani è significativamente inferiore rispetto ad altri Paesi europei, come Danimarca, Islanda e Lituania, dove le percentuali di ottimismo raggiungono il 70%, 61% e 60% rispettivamente. La media europea è del 56%, piazzando l’Italia dietro anche a Paesi come Grecia e Macedonia.

Questi dati influenzano la percezione dell’Italia come meta di lavoro prediletta dagli expat, e secondo i dati di InterNations, il nostro Paese sarebbe tra i 10 peggiori per la comunità di expat. Nonostante l’apprezzamento per lo stile di vita, l’Italia si posiziona solo al 47° posto in questa classifica, con il podio occupato da Messico, Spagna e Panama. Soltanto Sud Africa, Germania, Corea del Sud, Turchia, Norvegia e Kuwait hanno risultati peggiori di noi.