Il Sole ha vissuto un evento esplosivo con tre brillamenti solari, emanando radiazioni e particelle cariche nella corona solare. La macchia solare Ar3363 è stata la protagonista del terzo e più potente brillamento, classificato con la lettera M, che ha persistito per un’incredibile durata di quattro ore. Pur non essendo nella classe X, la più potente, l’esplosione ha prodotto un flusso significativo di radiazioni solari, il che potrebbe causare alcune interferenze sui sistemi di comunicazione, geolocalizzazione e satelliti, potenzialmente causando blackout radio e problemi alle reti elettriche.
Inoltre, il brillamento ha provocato una gigantesca espulsione di massa dalla corona solare, nota come Cme, che ha inviato nello spazio una bolla di particelle cariche chiamata plasma. Anche se la radiazione viaggia alla velocità della luce e raggiunge rapidamente la Terra, le Cme e altre particelle viaggiano più lentamente nello spazio. Secondo gli scienziati, quest’esplosione ha raggiunto le vicinanze della Terra ieri, 20 luglio, generando tempeste geomagnetiche. Fortunatamente, l’impatto diretto sulla Terra è stato limitato.
Questi brillamenti solari sono un fenomeno naturale e fanno parte del ciclo solare, noto come Solar Cycle, con un periodo di circa 11 anni. L’attuale ciclo solare, il Solar Cycle 25, è iniziato a dicembre 2019 e si prevede che raggiunga il suo picco nel 2025, prima di declinare nuovamente. Le agenzie spaziali, come la NASA e l’ESA, monitorano attentamente l’attività solare e forniscono avvisi preventivi sugli eventi esplosivi del Sole, consentendo ai gestori delle reti di telecomunicazioni ed energia di prendere precauzioni per ridurre gli effetti negativi di tali tempeste solari. Nonostante possano causare alcuni problemi temporanei, questi fenomeni ci offrono anche l’opportunità di studiare il comportamento del Sole e la sua influenza sul nostro pianeta, contribuendo alla nostra comprensione dell’astro solare e delle sfide che presenta.