La prima motivazione è che la conquista della Luna e lo sviluppo di una base lunare stabile, con una presenza umana sostenibile sul nostro satellite, sia un passo necessario da compiere prima di poter arrivare a Marte. Ma non solo…
Il 21 luglio 1969 due astronauti statunitensi, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, membri della missione Apollo 11, misero piede sulla Luna e camminarono per la prima volta sul suolo lunare. Quella che fu definita come la più grande scoperta scientifica da parte dell’uomo rivoluzionò in tutto e per tutto la visione dei terrestri nei confronti dello spazio profondo. L’impresa fu pianificata dal presidente Kennedy sin dal 1961, allo scopo di recuperare lo svantaggio accumulato dagli Stati Uniti nella corsa allo spazio. Il successo della missione rappresentò il sorpasso americano sull’Unione Sovietica, che negli anni precedenti aveva mandato in orbita il primo satellite artificiale, uno dei primi esseri viventi e il primo uomo. Inoltre, ebbe conseguenze significative sulle dinamiche della Guerra Fredda, facendo crescere in tutto il mondo il prestigio degli USA. Gli uomini dopo il 1969 sono sbarcati sulla Luna altre sei volte col programma Apollo, tra il 1969 e il 1972. Erano gli anni della guerra fredda tra USA ed URSS e la corsa alla Luna aveva un valore politico enorme. Finita la corsa alla Luna, la ricerca spaziale USA si è dedicata ad altri settori, meno costosi e il più delle volte delle missioni che non necessitavano l’uso dell’uomo, ma “semplici” Sonde robotiche. Le Sonde spaziali hanno raggiunto tutti i pianeti del Sistema Solare, e alcune di esse navigano ormai nello spazio interstellare ancora oggi (vedi Hubble o James Webb). A partire dal 1998, un anno di svolta per la conquista allo spazio, fu realizzata la Stazione Spaziale Internazionale, un oggetto in orbita che vedeva la collaborazione tra NASA (Stati Uniti), ROSCOSMOS (Russia), ESA (Unione Europea), JAXA (Giappone), CSA (Canada).
Oggi le attività spaziali non sono più esclusive di due Superpotenze, non è più una questione politica e si sono inseriti anche privati come Musk e Bezos a contribuire alla ricerca scientifica con dei focus “più marziani che lunari”. Proprio l’entrata dei privati ha messo in discussione i trattati per l’uso dello spazio, scritti nel 1967 all’epoca della corsa alla Luna, mostrandone i loro limiti; non è un caso che sono in corso da molti anni studi a livello internazionale, sotto l’egida dell’ONU, per il loro aggiornamento. In tutto questo marasma la nostra Luna è rimasta un po’ in disparte, quasi abbandonata, fino a qualche anno fa quando si è deciso di ritornare in grande stile sul nostro grande satellite.
In tutto questo marasma la nostra Luna è rimasta un po’ in disparte fino a qualche anno fa quando si è deciso di ritornare sul nostro grande satellite.
La superficie lunare è stata studita con grande attenzione. Sono state realizzate accurate mappe dei minerali presenti sulla superficie lunare e studiate centinaia di kg di rocce lunari riportate dalle varie missioni Apollo USA, dalle sonde robotiche sovietiche Luna 16, Luna 20, Luna 24, e infine nel 2020 dalla sonda Cinese Chang’e 5. La sfida difatti oggi non è arrivare sulla Luna e tornare indietro, ma riuscire a “colonizzarla” sia per ricavare materiali utili da riportare sulla Terra sia per utilizzarli “in loco” per poter allargare il raggio d’azione dell’esplorazione del Sistema Solare e perché no finalmente arrivare al tanto ambito Pianeta Rosso.
Quanto è importante tornare sulla Luna?
E’ molto importante per le prospettive di ricerca future. Sicuramente per quanto riguarda la ricerca, utilizzare i moderni mezzi tecnologici di ripresa consentiranno di aggiornare l’archivio di documentazione con una qualità senza eguali. Le fotografie scattate all’epoca contribuirono, purtroppo, alla malsana idea che fosse tutto un set cinematografico. Proprio la difficoltà di fare foto nello spazio, rapportato alla tecnologia analogica degli anni sessanta, alimentò le teorie del complotto sulla Luna a causa, nelle immagini, dell’assenza delle stelle, un orizzonte anomalo, le ombre convergenti…tutte prove, secondo i complottisti, che provavano la falsità della passeggiata di Armstrong, fatta all’interno degli hangar della Nasa e non a migliaia di chilometri dalla Terra. La missione all’epoca comportò tantissime difficoltà tecniche, ma tutte furono risolte con tanta ricerca e dedizione. La Hasselblad EDC (la fotocamera scelta per la missione) era basata su una Hasselblad 500 EL ed era dotata di un reseau plate (il famoso vetro trasparente con le crocette nere) rivestito di un sottile strato di materiale conduttivo per scaricare l’elettricità statica provocata dallo sfregamento della pellicola durante l’avvolgimento per via dall’assenza di atmosfera sulla Luna. Un altro espediente per proteggere al meglio la scocca della fotocamera è stato quello di rivestirla di argento, per favorire il mantenimento della temperatura durante l’utilizzo sulla superficie lunare. Lo stesso argento fu utilizzato anche per ricoprire i caricatori della pellicola. Anche il lubrificante utilizzato solitamente per le parti meccaniche in movimento venne sostituito con altre sostanze più adatte all’ambiente lunare. Insomma scattare foto sulla Luna è stata una delle tante sfide tecniche superate dalla NASA, ci sono centinaia e centinaia di immagini tra le quali una percentuale altissima di fotografie sfocate, male inquadrate e mosse a testimoniare la grandissima impresa effettuata nel 1969, ormai più di cinquanta anni fa.
È stata tutta una messa in scena? Ovviamente no, l’impresa di Buzz Aldrin, Neil Armstrong e Michael Collins rimane uno degli eventi storici più importanti dell’umanità. Un evento che ha segnato un’epoca e che ha dato uno slancio sia scientifico che culturale verso i nuovi orizzonti della ricerca in campo spaziale. Tuttavia aggiornare anche soltanto i vari archivi è di per sé un valido motivo per tornare a saltellare sul suolo lunare. Ma andando oltre si potrebbero studiare altri corpi celesti attraverso le rocce che si trovano sul suolo lunare, ma non solo anche conoscere al meglio il nostro pianeta. Sì perché si stima che ogni km quadrato della Luna possa contenere circa 200 kg di roccia terrestre. Ovviamente sono pezzi di Terra che oggi non esistono più, con una datazione veramente antica. Tuttavia per questo motivo è più facile trovare le prime testimonianze della vita sulla Terra proprio nostro satellite. Tra le varie rocce ce ne sono alcune che allettano tutta la comunità scientifica, tra cui un misterioso minerale riportato sulla Terra nel 2020 dalla missione cinese Chang’e-5 e contenente fosfato ed elio-3. Il primo è un nutriente importantissimo per le piante che potrebbe essere utilizzato nelle serre in cui coltivare il necessario a produrre vegetazione anche a scopo alimentare e il secondo potrebbe essere usato come carburante. Andando sempre alla ricerche di “altre forme di vita” dalla Luna sarebbe più facile interpretare la voce radio dell’Universo, voce che se non fossimo costretti a fare i conti con interferenze di tutti i tipi, potrebbe essere già ascoltata comodamente dal nostro Pianeta.
Ma il ruolo più importante che avrà la Luna è quella di essere il nostro personale trampolino di lancio per il futuro. La Luna è il nostro naturale punto di partenza verso lo spazio ed è per questo motivo che tutte le Agenzie Spaziali sono d’accordo sulla realizzazione della Stazione Spaziale Lunare: con un punto “d’attracco” sulla Luna le missioni spaziali in genere, viaggiare nel Sistema Solare, sarebbe più economico e veloce. Per quanto Musk abbia delle idee ai limiti della scienza (per quanto riguarda Marte) ha poco senso sperare di riuscire al primo colpo a costruire una base spaziale sul Pianeta Rosso, senza aver guadagnato almeno un po’ di esperienza in un qualcosa di più vicino. Il Lunar Gateway sarà il primo passo per assicurare il futuro alla ricerca dell’ignoto e del vero passo in avanti verso Marte. La sfida sarà creare una stazione spaziale usando quanto disponibile in loco, prima fra tutti la polvere lunare, che dovrebbe essere usata come materiale da costruzione grazie alle stampanti 3D. Resta sempre attiva l’idea di creare una piccola centrale nucleare per garantire l’elettricità alla base lunare, ma per i prossimi anni l’obiettivo più a portata di mano è appunto la realizzazione di ‘Gateway’, una stazione spaziale orbitante intorno alla Luna dalla quale fare su e giù con la superficie. Dopo aver realizzato il distaccamento la Luna potrà offre l’opportunità di testarehabitat umani, sistemi di supporto vitale, tecnologie che potrebbero aiutarci a costruire avamposti autosufficienti lontani dalla Terra. Oltre a questo, vivere sul Gateway per alcuni mesi permetterà ai ricercatori di capire come il corpo umano risponde in un vero ambiente spaziale profondo, prima di impegnarsi in un viaggio lungo anni su Marte. Insomma ricerca, nuovi documenti e la miglior palestra di allenamento che si possa costruire per quello che sarà la più grande impresa da parte dell’uomo: il lungo viaggio di circa 50 milioni di chilometri alla volta di Marte.