La cassa integrazione per il caldo è una misura di protezione per alcune categorie di lavoratori che possono essere esposti a seri rischi durante le giornate particolarmente calde, con temperature superiori a 35 gradi Celsius. L’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) ha introdotto questa possibilità a partire dal 2017, tenendo conto non solo delle temperature registrate dai bollettini meteo, ma anche delle temperature “percepite”, che possono risultare ancora più elevate di quelle reali.
La domanda di cassa integrazione per il caldo può essere presentata dal datore di lavoro su indicazione del responsabile sicurezza dell’azienda, e riguarda specifiche tipologie di mestieri e condizioni lavorative a rischio durante le giornate calde. Alcuni esempi includono lavori all’aperto come la stesura del manto stradale, il rifacimento di facciate e tetti di edifici, lavorazioni che richiedono indumenti di protezione, e attività che avvengono in luoghi non protetti dal sole o che coinvolgono materiali o macchinari sensibili al calore. Anche lavori al chiuso possono essere considerati se non è possibile fornire sistemi di ventilazione o raffreddamento a causa di circostanze imprevedibili e non attribuibili al datore di lavoro.
La richiesta di cassa integrazione per il caldo deve indicare i giorni in cui l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta a causa delle temperature elevate, e deve specificare la natura delle attività coinvolte. Questa misura mira a proteggere la salute dei lavoratori esposti a rischi a causa delle condizioni climatiche avverse.