Ricordate la scena finale di Toy Story 3? Quella in cui Woody, Buzz, e gli altri giocattoli erano ad un passo dall’essere inceneriti? Il cambiamento climatico, spesso, sembra prospettarci quel tipo di immagine. Però, ci sono degli eventi e delle situazioni che possono proiettarci nel momento in cui i giocattoli si salvano grazie all’intervento dell’artiglio meccanico. Solo che in questo caso l’artiglio dobbiamo farlo scattare da soli. E la questione che riguarda la rimarginazione del buco dell’ozono offre uno spunto su come ci siano delle speranze nella cooperazione sociale e politica per la risoluzione della questione del cambiamento climatico.
Quando gli accordi internazionali funzionano
Il cambiamento climatico ed il buco dell’ozono sono due facce della stessa medaglie, che, per certi versi, s’intersecano, e per altri si muovono su binari paralleli. Un rapporto delle Nazioni Unite stilato quest’anno proprio sul buco dell’ozono ha offerto un segnale di speranza: lo strato di atmosfera che difende la Terra dai raggi ultravioletti del Sole, e che assorbe la maggior parte delle radiazioni, si sta rimarginando. L’idea è che, entro pochi decenni, il buco dell’ozono si rimarginerà completamente. Tutto ciò fa intendere come le politiche varate a livello internazionale per superare questo problema abbiano decisamente fatto effetto.
Entro il 2040 lo strato di buco dell’ozono si rimarginerà arrivando ai livelli precedenti al 1980 (quando il problema era stato rilevato). Mentre nelle regioni polari occorrerà più tempo (si parla del 2065). Dopo che l’assottigliamento del buco dell’ozono era stato annunciato dalla British Antarctic Survey nel maggio 1985, solo due anni dopo venne approvato il Protocollo di Montreal, un accordo stabilito da 46 Paesi a livello mondiale, per la messa al bando dei composti chimici all’epoca usati come solventi e refrigeranti. Stiamo parlando di un esempio di collaborazione e cooperazione per la salvaguardia ambientale che ha aiutato l’ambiente, e di cui ora ne stiamo iniziando a vedere gli effetti.
Il clima: una questione annosa e diplomatica
Mentre sul clima la questione è stata sempre piuttosto tribolata, anche perché riguarda più sfere sociali ed economiche, e di mezzo c’è anche il dislivello tra il contributo dato all’inquinamento ambientale da anidride carbonica dell’Occidente, e quello dei Paesi in via di sviluppo (dalla Cina all’India), che devono ricevere un risarcimento per gli effetti della decarbonizzazione sulla propria economia. Il primo patto tra Paesi industrializzati per la riduzione dei gas serra risale al 1997, con il protocollo di Kyoto, che è entrato in vigore solo nel 2005.
Il vero cambio di passo però non c’è stato, considerando che il protocollo di Kyoto non è stato mai effettivamente preso in carico in maniera totale dagli Stati industrializzante, e questo perché non era vincolante. Un passo ulteriore è stato fatto con gli accordi di Parigi del 2015, con i Paesi firmatari che hanno trovato un’intesa per mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali, e di limitarlo a 1,5°C. L’aspetto importante di questo accordo è stato l’impegno da parte della Cina, che ha annunciato di voler raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 e il picco di emissioni nel 2030.
Successivamente si è ottenuto il Patto per il clima di Glasgow del novembre 2021, la COP26, e la COP27, durante la quale si è discusso dei finanziamenti per le transizioni. Insomma, si sta procedendo in termini di concretezza. Se tutto ciò basterà lo dirà il tempo. Di certo c’è che più gli eventi estremi a livello mondiale s’intensificano, più le politiche nazionali e la sensibilità comune è pronta a fare un passo in più. Anche in questo senso si può intendere l’incontro tra l’inviato della Casa Bianca per la questione climatica, John Kerry, e Xin Jin Ping a Pechino, svoltosi qualche giorno fa. A riguardo John Kerry ha dichiarato:
Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di carbone non c’è alcuna intesa, ma c’è l’impegno a rivedersi e a lavorare in vista della Cop28 di Dubai.
Il comportamento dei Paesi sulla questione buco dell’ozono ha fatto notare come la cooperazione internazionale sia in grado di produrre dei risultati importanti anche sulle questioni ambientali, ed ha acceso una speranza. Occorrono i tempi e le modalità giuste, ma, seppure si parli spesso dell’essere ad un passo dal baratro, possiamo avere ancora le forze per tirarcene indietro. Un po’ come in Toy Story 3 e la scena dell’inceneritore.