Il governo italiano sta considerando l’idea di riaprire le miniere nel paese con l’obiettivo di liberarsi dalla dipendenza dalla Cina per le materie prime. Attualmente, la Cina fornisce circa la metà del fabbisogno dell’Europa. Secondo il Ministero, il sottosuolo italiano ospita 16 delle 34 materie prime considerate fondamentali per la transizione verde e digitale.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che entro la fine dell’anno saranno definite le nuove politiche per consentire alle imprese di operare in un contesto di certezza. Inoltre, il governo sta aggiornando le mappe minerarie del paese per individuare le aree potenziali per l’estrazione delle materie prime.
Secondo Urso, una volta ottenuta l’approvazione della commissione, le autorizzazioni per l’estrazione dovrebbero essere concesse entro un massimo di due anni, mentre per la raffinazione sarebbe previsto un anno di tempo. Le miniere italiane contengono riserve di materie prime come cobalto, nichel, rame, argento, terre rare e litio.
La proposta del governo mira a raggiungere l’obiettivo del 10% di estrazione di materie prime critiche, il 50% di raffinazione e il 20% di riciclo entro il 2030, posizionando l’Italia come paese leader in questo settore. La riapertura delle miniere sarebbe un passo importante per ridurre la dipendenza dalle importazioni e promuovere la crescita economica nel settore delle materie prime.
Tuttavia, la decisione di riaprire le miniere in Italia solleva anche preoccupazioni ambientali e sociali. È essenziale garantire che l’estrazione delle materie prime avvenga nel rispetto dell’ambiente e della salute delle comunità locali. Pertanto, sarà necessario adottare misure adeguate per mitigare gli impatti negativi e promuovere uno sviluppo sostenibile nel settore minerario.