La teoria delle emozioni di base e le neuroscienze affettive spiegano la felicità

La teoria delle emozioni di base postula che esistano esperienze ed espressioni universali, innate e indipendenti dalle diverse culture. Tra queste emozioni primarie si trova la felicità, insieme ad altre come la rabbia, la paura, la tristezza, la sorpresa e il disgusto. Questa concezione è presente nella storia della psicologia, dove la felicità è stata associata al piacere e allo scopo di condurre una vita appagante.

Le neuroscienze affettive supportano le teorie delle emozioni di base, suggerendo che esistano esperienze ed espressioni emotive universali condivise tra le culture. Queste emozioni sono radicate nella prospettiva evoluzionistica di Charles Darwin, che sosteneva che le espressioni affettive fossero adattative e di importanza per la sopravvivenza della specie umana.

Le evidenze scientifiche mostrano che il circuito cerebrale coinvolto nel piacere, derivante dalla soddisfazione di bisogni fondamentali come il cibo e il sesso, si sovrappone a quelli associati al piacere derivante dalla soddisfazione di bisogni secondari come il denaro, l’arte, la musica e l’altruismo. In questi circuiti, la dopamina è il neurotrasmettitore principale responsabile della sensazione di piacere. Il sistema mesolimbico, una via dopaminergica nel cervello, si attiva quando sperimentiamo stimoli gratificanti, causando il rilascio di dopamina.

Questi meccanismi neurali sottostanti al piacere potrebbero contribuire alla comprensione della felicità. I piaceri derivanti da diverse fonti, come l’uso di droghe, il denaro, l’arte o l’interazione sociale, sembrano coinvolgere gli stessi circuiti cerebrali. Ciò suggerisce che la felicità potrebbe avere basi neurobiologiche comuni, indipendentemente dalla fonte di piacere.

Le neuroscienze affettive hanno identificato i circuiti neurali e la dopamina come importanti nell’esperienza del piacere e nella generazione di felicità. Queste evidenze scientifiche contribuiscono alla comprensione della felicità come un’emozione universale e aiutano a gettare luce sui meccanismi neurobiologici sottostanti.

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