Gli scienziati hanno scoperto i segreti dei pittori dell’antico Egitto utilizzando una tecnica chiamata fluorescenza a raggi X. Questa tecnica ha permesso agli scienziati di vedere i colori della vernice e le linee tracciate e poi cancellate, che non sono visibili ad occhio nudo.
I ricercatori hanno studiato due dipinti funerari egiziani di circa 3mila anni fa. Il primo ritratto di Ramses II nella tomba di Nakhtamon e i dipinti della tomba di Menna. I ricercatori hanno scoperto piccoli ritocchi ai dipinti fatti in corso d’opera. Ad esempio la corona, la collana e lo scettro nell’immagine di Ramses II sono stati sostanzialmente rielaborati, sebbene queste modifiche non siano visibili ad occhio nudo. La precedente raffigurazione di Ramses II, infatti, aveva una corona più corta, uno scettro diverso e una collana modificata.
Anche in una scena raffigurata nella tomba di Menna, la posizione e il colore di un braccio sono stati modificati. I pigmenti utilizzati per rappresentare il colore della pelle, come spiegano i ricercatori, differiscono da quelli applicati la prima volta.
I risultati dello studio dimostrano che gli artisti dell’antico Egitto non erano perfetti e che facevano errori. Tuttavia, erano anche molto bravi a correggere questi errori e a creare dipinti di grande bellezza.
Lo studio ha anche permesso agli scienziati di conoscere meglio le tecniche utilizzate dai pittori dell’antico Egitto. Ad esempio, i ricercatori hanno scoperto che gli artisti utilizzavano una varietà di pigmenti, tra cui ocra, malachite e lapislazzuli. Hanno anche scoperto che gli artisti utilizzavano una varietà di tecniche, tra cui la pittura a tempera e la pittura ad olio. Lo studio ha fornito nuove informazioni sui pittori dell’antico Egitto e ha contribuito a migliorare la nostra comprensione della loro arte.