Molti animali vivono in modi molto diversi da noi umani. Ciononostante, molti di loro sono in grado di comunicare il pericolo l’uno all’altro, di insegnare ai loro piccoli a trovare il cibo e di giocare tra loro. Ma non possono leggere libri, costruire grattacieli o risolvere complicati problemi matematici. Molti di loro hanno un cervello più grande del nostro e sono sulla Terra da più tempo di noi, eppure non sono più intelligenti degli esseri umani. Perché no?
Sottovalutiamo gli animali
Glenn-Peter Sætre, biologo e ricercatore sull’evoluzione, afferma che spesso tendiamo a sottovalutare gli animali, guardandoli dall’alto in basso. “Non sono stupidi, sono solo diversi“, afferma. Gli animali possono essere molto intelligenti, ma non necessariamente nel modo in cui lo siamo noi umani. Non sanno leggere e fare i conti, ma per sopravvivere in un mondo che può essere pericoloso e difficile, devono essere intelligenti in altri modi.
Il QI non è tutto
L’intelligenza e il quoziente intellettivo (QI) non sono i soli indicatori dell’evoluzione. Alcuni esseri viventi, come le cozze blu, sopravvivono senza nemmeno avere un cervello, trovando modi alternativi per evitare di essere predati. L’intelligenza è solo uno dei tanti strumenti per la sopravvivenza. “L’evoluzione rende le specie più intelligenti e conferisce loro un QI più elevato? ” Non sempre, afferma Sætre.
Le scimmie sono più brave di noi
In altri animali, soprattutto uccelli e mammiferi, l’apprendimento e l’intelligenza sono caratteristiche importanti. La ricerca ha dimostrato che i corvi sono in grado di pianificare il futuro, di commerciare con gli esseri umani e di utilizzare strumenti. Allo stesso modo, scimpanzé e oranghi superano gli esseri umani in molti test di QI. Sætre suggerisce che vivere sugli alberi può aver influenzato lo sviluppo dell’intelligenza in queste specie, richiedendo un rapido elaborazione delle informazioni per evitare di cadere.
Il cervello umano non è il più grande
Nonostante ci siano specie con un cervello più grande dell’essere umano, come la balena blu (Balaenoptera musculus Linnaeus, 1758), la nostra intelligenza deriva dall’efficienza del nostro cervello. Il modo in cui il cervello è confezionato, più che le dimensioni, è ciò che conta. Secondo Sætre, il cervello umano richiede molta energia perché rappresenta circa il 2% del nostro peso corporeo ma consuma circa il 20% della nostra energia e questo quando siamo completamente rilassati.
Più intelligenti grazie al fuoco
Come è stato possibile per noi esseri umani sviluppare un cervello così compatto? “I ricercatori ritengono che ciò sia dovuto al fatto che i nostri antenati hanno iniziato a cucinare il cibo” dice Sætre. Con il fuoco, potevamo bollire, friggere e grigliare i nostri cibi. Gli animali non hanno questa possibilità. Il cibo cotto è più facile da digerire per l’organismo.
Il fuoco ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo dell’intelligenza umana. Grazie alla cottura del cibo, gli esseri umani hanno potuto digerire più facilmente gli alimenti, consentendo lo sviluppo di un cervello più grande, ma soprattutto più compatto. L’introduzione del cibo cotto ha fornito un vantaggio energetico che ha contribuito alla nostra intelligenza distintiva. Tuttavia, ci sono limiti a quanto l’evoluzione può permettersi di investire nell’intelligenza, poiché gli organismi hanno bisogno di cibo ed energia per la sopravvivenza complessiva, non solo per il cervello. Comprendere la diversità dell’intelligenza animale ci aiuta a superare il nostro antropocentrismo.
È tutta questione di antropocentrismo
L’antropocentrismo è una concezione filosofica o un punto di vista che pone l’essere umano al centro dell’universo e considera gli interessi umani come la priorità principale, sopra quelli di altre specie o dell’ambiente naturale nel suo complesso. Questa prospettiva considera l’essere umano come il soggetto dominante e privilegiato, ritenendo che le altre forme di vita e l’ambiente circostante siano in qualche modo inferiori o subordinati al benessere umano. Nell’antropocentrismo, le azioni e le decisioni umane sono valutate principalmente in base al loro impatto sugli esseri umani, ignorando o minimizzando l’importanza degli interessi degli altri esseri viventi o dell’ecosistema nel suo insieme. Questa visione è spesso associata a un’attitudine sfruttatrice nei confronti degli animali, delle risorse naturali e dell’ambiente, poiché considera gli stessi come risorse da sfruttare per soddisfare i bisogni umani senza tener conto delle conseguenze a lungo termine.
L’antropocentrismo è stato oggetto di critiche e dibattiti in filosofia, etica e scienze ambientali, poiché si ritiene che questa visione limiti la nostra percezione e considerazione della natura e delle altre forme di vita. Diverse correnti di pensiero, come l’ecocentrismo o il biocentrismo, cercano di spostare l’attenzione dall’essere umano verso un approccio più equilibrato che riconosca il valore intrinseco di tutte le forme di vita e dell’ecosistema nel suo insieme.
Le sfide ambientali sono diverse e le strategie anche
La diversità delle forme di intelligenza nel regno animale è affascinante e ci sfida a riconsiderare il concetto stesso di intelligenza. Spesso, tendiamo a valutare l’intelligenza animale attraverso il nostro metro di misura, basato sulle nostre abilità cognitive, come la capacità di leggere, scrivere o risolvere complicati problemi matematici. Tuttavia, dobbiamo ampliare la nostra prospettiva e riconoscere che l’intelligenza animale si è evoluta in risposta a esigenze e sfide ambientali diverse da quelle che noi umani affrontiamo. Mentre noi umani siamo eccellenti nell’uso del linguaggio e nell’elaborazione di informazioni complesse, molte altre specie animali si sono adattate in modi unici per sopravvivere e prosperare nei loro ecosistemi specifici. Ad esempio, i cetacei, come le balene e i delfini, mostrano una sofisticata capacità di comunicazione e di cooperazione sociale, che rappresenta un’altra forma di intelligenza altamente specializzata.
L’intelligenza animale si manifesta anche attraverso l’apprendimento, l’adattamento e la capacità di risolvere problemi in modo efficace. Molte specie animali sono in grado di imparare dalle esperienze, acquisire nuove abilità e adattarsi ai cambiamenti ambientali. Ad esempio, gli uccelli migratori sono in grado di navigare attraverso migliaia di chilometri seguendo rotte precise senza bisogno di mappe o GPS. Questa abilità richiede un’intelligenza spaziale e un’elaborazione delle informazioni che vanno oltre il semplice QI.
L’intelligenza animale si manifesta anche nella capacità di risolvere problemi alimentari e di trovare strategie per sopravvivere. Alcune specie sono in grado di sviluppare tattiche di caccia sofisticate, utilizzare l’ambiente circostante a loro vantaggio e adattarsi alle variazioni delle risorse alimentari. Ad esempio, le formiche tagliafoglie coltivano e gestiscono colture di funghi, dimostrando una notevole intelligenza nel manipolare l’ambiente per ottenere cibo e risorse vitali.
Insomma, l’intelligenza animale è incredibilmente diversa e meravigliosa. Dalla capacità di utilizzare strumenti alla comunicazione complessa, dall’apprendimento alla risoluzione dei problemi, hanno sviluppato forme di intelligenza specializzate che rispondono alle loro esigenze e sfide. Ampliare le nostre prospettive sul tema aiuta anche noi a comprendere meglio l’evoluzione stessa e a sviluppare una maggiore consapevolezza e rispetto per la bellezza e la complessità del mondo naturale che ci circonda.