Centenari: è record in Italia secondo il rapporto Istat 2023

L’Italia invecchia ma registra un record di centenari, secondo il rapporto dell’Istat del 2023. Nei primi quattro mesi dell’anno, le nascite nel paese hanno continuato a diminuire, con un calo del 1,1% rispetto al 2022 e del 10,7% rispetto al 2019. D’altra parte, si è assistito a una netta inversione di tendenza per i decessi, che sono diminuiti di 21.000 unità rispetto al 2022, di 42.000 rispetto al 2020 e di quasi 2.000 rispetto al 2019.

La popolazione italiana sta invecchiando, con oltre il 24% che ha più di 65 anni. Allo stesso tempo, si registra un aumento dei centenari, che hanno raggiunto quota 22.000. Tuttavia, si osserva una diminuzione del numero di persone tra i 15 e i 64 anni e dei giovani.

Il 2022 ha segnato un nuovo record di nascite minime, con meno di 400.000 casi per la prima volta dall’Unità d’Italia, e un numero elevato di decessi, che sono stati 713.000. Dal 2008, anno di picco della natalità, le nascite sono diminuite di un terzo. Il saldo naturale è diminuito nel corso del tempo, raggiungendo il minimo nel biennio 2020-2021, con una riduzione media di oltre 300.000 individui all’anno. Nel 2022 si è registrata un’altra diminuzione di 321.000 unità, portando così, in soli tre anni, a una perdita di quasi un milione di persone.

Il calo delle nascite è attribuibile all’80% all'”effetto struttura”, legato alla diminuzione numerica e all’età delle donne. Il restante 20% è dovuto alla minore fecondità, con una media di 1,24 figli per donna nel 2022 rispetto a 1,27 nel 2019. Le donne stanno ritardando sempre di più la maternità, con un’età media al parto di 32,4 anni.

Nonostante la diminuzione della popolazione, si registra un aumento dell’aspettativa di vita. Alla fine del 2022, la popolazione residente in Italia ammonta a 58.850.717 unità, con un calo minore rispetto agli anni precedenti. La stima dell’aspettativa di vita alla nascita nel 2022 è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne. Nonostante ciò, i livelli di sopravvivenza sono inferiori rispetto al periodo pre-pandemico, con valori inferiori di oltre 7 mesi rispetto al 2019.

La distribuzione della popolazione tra i comuni mostra un declino demografico nelle aree interne, che è iniziato nel 2011, mentre nelle aree centrali è iniziato nel 2015. La ripresa dei movimenti migratori internazionali ha contribuito ad attenuare la perdita di popolazione, con flussi che sono tornati ai livelli pre-pandemici nel 2022.

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