La società OpenAI LP, specializzata in intelligenza artificiale generativa e dietro al popolare ChatGPT, è stata colpita da una class action promossa da un gruppo di consumatori. La tesi è che OpenAI abbia estratto una grande quantità di dati degli utenti dalle principali piattaforme social, senza il consenso dei diretti interessati e, dunque, violando le norme sulla privacy.
La denuncia afferma che OpenAI abbia utilizzato una tecnica nota come data scraping per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, appropriandosi dei dati personali degli utenti su vasta scala. Secondo questa accusa, i programmi ChatGPT e DALL-E di OpenAI sarebbero stati addestrati utilizzando informazioni private rubate da centinaia di milioni di utenti di Internet, compresi bambini, senza un’autorizzazione adeguata. La denuncia sostiene che OpenAI abbia condotto segretamente un’ampia operazione di scraping, violando i termini e le condizioni di servizio e leggi sulla privacy. La denuncia coinvolge anche Microsoft, che ha investito in OpenAI e ne usa la tecnologia per il suo Bing Chat.
Secondo la parte attrice, tra le altre cose OpenAI avrebbe violato anche il Computer Fraud and Abuse Act, una legge federale contro l’hacking che è stata invocata in precedenza in dispute che riguardavano il data scraping. Per il momento, sia OpenAI che Microsoft si sono trincerate dietro un no comment, rifiutandosi di commentare le accuse mossegli contro.