Di come sono nati i The Jackal, di cosa li ha spinti all’inizio, di cosa ha fatto scattare in loro la scintilla del “ok, forse adesso la cosa può diventare seria“, del loro percorso artistico successivo, della loro attività su YouTube nello specifico, dai loro video più importanti dal punto di vista autoriale fino alle brillanti idee messe al servizio del mondo della pubblicità o dei grandi eventi, come trailer o dirette con reaction e gag improvvisate. Insomma, di cosa ha creato il gruppo partenopeo dal 2005 e di come se è evoluto fino ad oggi… ve lo può raccontare meglio qualcun altro, sicuramente molto più esperto di chi scrive. Non ve lo aspettavate, vero? Volendo possono farlo direttamente loro, un paio di anni fa è infatti uscito Non siamo mai stati bravi a giocare a pallone. Così abbiamo aperto un canale YouTube, la loro bella autobiografia.
Eppure qualcosa bisognerà dire se si vuole parlare della prima stagione di Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget (6 episodi, tutti quanti disponibili in streaming per voi su Prime Video), la loro seconda serie per un colosso dello streaming dopo la felice Generazione 56K, che potete vedere su Netflix, perché essa non è solo la certificazione della loro maturità artistica, ma anche un lavoro che parla in primis di loro. E non è certo un caso che la seconda caratteristica sia presente nel momento in cui lo è anche la prima.
Non ve lo aspettavate vero?
La cosa più importante che ci dice la prima parte della serie diretta (come sempre) da Francesco Ebbasta e prodotta da Mad Entertainment e Amazon, è che la grande maturità raggiunta dal collettivo sta nella sua capacità di coniugare le proprie qualità, migliorate nel corso degli anni grazie anche a tutti i nuovi ingressi, e il format con cui dovevano esprimersi.
Video, teatro, podcast, reality, programmi live in prima serata, lungometraggi e chi più ha più ne metta.
Una formula che ha permesso loro nel corso del tempo (e ce ne è voluto di tempo ovviamente) di creare un solco personale nell’immaginario popolare italiano e questo lavoro potrebbe essere quello che li lancia definitivamente nel mondo del piccolo schermo (non ha senso chiamarlo così, ma le vecchie formule sono dure a morire, compresa questa ho appena usato).
Cose che capitano
Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget parla di Greta (Martina Tinnirello), manager dal pugno di ferro che non ama essere toccata da nessuno, neanche dalle star degli spot che la sua azienda ha proposto al cliente di turno.
Una di quelle che o sbanca divenendo il capo supremo di un enorme agenzia del settore, tipo Miranda Priest, oppure viene declassata a causa, che ne so, un incidente diplomatico? E allora è costretta a fare i conti con le proprie fragilità legate alla vita privata e divenire una persona migliore con un lavoro peggiore.
A lei capita la seconda cosa. Quindi viene trasferita a Napoli dove ha il compito di guidare una banda di creativi, Ciro, Fabio, Fru e Aurora, di una piccola agenzia di comunicazione social, perfetti per divenite la valvola di sfogo di un leader decaduto, il cui unico scopo è, ovviamente, tornare a ricoprire la carica persa per quella che lei ritiene una ingiusta causa.
A lei capita la seconda cosa.
Il gruppo però non è un banale assemble di colleghi, ma un folto insieme di relazioni interpersonali, uniti perché il mondo della pubblicità sui social è una giungla e dunque molto inclini a fare fronte comune contro chiunque possa minare la sensibilità di uno di loro. Loro la sensibilità se la possono minare solamente da soli.
Quando ti capita di imbatterti in un ambiente del genere di solito, da forestiero ostile, ti capitano due cose: o impazzisci e fuggi il prima possibile cercando di sfruttare per i tuoi obiettivi i sempliciotti di turno oppure ti arrendi e cedi al loro fascino per diventare parte della loro famiglia.
Cosa capiterà a Greta?
I The Jackal in streaming
Il titolo stesso della serie “Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget ” è una dichiarazione di intenti.
Da subito viene presentata l’intenzione di creare la metafora della piccola agenzia di comunicazione piena di creativi pasticcioni, ma uniti, per riportare alle origini del gruppo dei The Jackal e al passaggio che li ha visti entrare a far parte della Ciaopeople Media Group.
Una sorta di contenitore creativo in cui poter collocare i suoi membri e farli da subito sentire a loro agio: farli giocare con qualcosa che possono riconoscere, che ha fatto parte delle loro vite negli ultimi anni e che hanno contribuito a creare loro stessi. Una scelta che ripaga tantissimo, perché la chimica tra Aurora, Ciro, Fabio e Fru è totale e non solo permette loro di esprimersi al meglio quando devono accordarsi e suonare insieme, ma anche quando devono fare i solisti e approfondire i propri personaggi, ognuno felicemente caratterizzato.
Menzione speciale, ci perdoneranno gli altri, va ad Aurora, che non a caso è quella scelta per la love story tipica del genere.
Oh, il genere! Esatto, perché non è solamente la metafora dell’agenzia che permette a Francesco Ebbasta e soci di trasportarsi sullo schermo, ma anche il genere, con le sue regole, i suoi limiti e i suoi incastri. La bravura nel fare audiovisivo è proprio questa: sapere leggere la sua grammatica e rielaborarla in proprio favore.
Oh, il genere!
La serie dei The Jackal è una situation comedy da ufficio e quindi funziona secondo dei meccanismi rodati che sul pubblico generalista fanno presa e che dunque permettono all’autore di turno di fare centro “solo” (che poi “solo” non è) oliando gli ingranaggi al meglio, una volta ottenuto il risultato di base si può costruire sopra.
Da qui nasce l’idea di inserire tutti quanti i punti identitari del collettivo, che (come pedissequamente elencato sopra) ha fatto della parodia, il tributo, la presa in giro e la rimescolanza dei contenuti pop il proprio marchio di fabbrica. Ecco quindi il rovesciamento del senso dei reel, degli influencer, degli hater, delle logiche virili e tossiche da ufficio e via discorrendo.
In questo marasma ordinato Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget pone al centro il proprio cuore, ovvero raccontare la propria generazione in un linguaggio tra il demenziale e il sentimentale, tra cabaret e nostalgia. Ci sono voluti anni, alieni, Vessicchio, Max Pezzali e Sorrentino. Ora possiamo assistere ad una serie che ha un suo senso nell’offerta streaming del 2023 e che è un prodotto conforme allo stile e alla voce dei The Jackal. Peccato siano solo 6 puntate, ma a ben pensarci ci sono state serie importanti (un paio molto vicine a questa) alle quali questo numero di episodi iniziali ha portato fortuna.