I batteri magnetotattci sono una classe di batteri, scoperta negli anni ’60, che presentano la particolarità di disporsi lungo le linee del campo magnetico terrestre, erano stati individuati principalmente in ambienti terrestri e acque poco profonde. Grazie all’analisi di una bocca idrotermale, è emerso che possono sopravvivere anche nelle profondità oceaniche, dimostrando una notevole capacità di adattamento. Questi batteri rappresentano un interesse non solo per il loro ruolo nell’ecosistema terrestre, ma anche per le implicazioni nella ricerca di vita extraterrestre. Infatti, le prove della loro esistenza possono persistere nelle rocce per miliardi di anni, fornendo preziose informazioni sull’evoluzione dei poli magnetici nel corso del tempo. Questa scoperta apre nuove prospettive, suggerendo che i batteri magnetici potrebbero essere presenti in luoghi ancora più sorprendenti, sia sulla Terra che su altri pianeti come Marte.

I maestri dell’orientamento magnetico

I batteri magnetotattici sembrano dotati di abilità straordinarie, simili a quelle del personaggio dei fumetti Marvel, Magneto. Essi “percepiscono” il campo magnetico terrestre grazie ai magnetosomi, cristalli di ferro avvolti in una membrana, che si allineano con il campo magnetico terrestre, agendo come una sorta di bussola per i batteri stessi. Questo meccanismo permette ai batteri di orientarsi lungo le linee del campo magnetico, come treni su un binario, muovendosi verso nord o sud. Oltre a questa loro capacità magnetica, i batteri magnetotattici svolgono un ruolo cruciale nel ciclo biogeochimico del carbonio, dell’azoto, del fosforo e di altri elementi fondamentali per l’ecosistema.

I batteri magnetotattici  scoperti grazie all’esplorazione del professor Suzuki

Nel settembre 2012, un team di scienziati dell’Università di Tokyo ha intrapreso una crociera scientifica nell’Oceano Pacifico occidentale, utilizzando un veicolo subacqueo a comando remoto noto come HYPER-DOLPHIN. Durante questa spedizione, sono state raccolte informazioni da una bocca idrotermale situata a una profondità di 2.787 metri, corrispondente a quasi più di 6 volte l’altezza dell’Empire State Building di New York. Le bocche idrotermali si formano quando l’acqua marina si insinua nelle profondità e viene surriscaldata dal magma, raggiungendo temperature fino a 400 gradi Celsius. L’acqua calda erutta in superficie, depositando minerali e metalli nell’oceano, che si accumulano formando le bocche idrotermali, habitat ricchi e caldi per numerosi organismi marini unici. Il professor Yohey Suzuki, professore alla Graduate School of Science dell’Università di Tokyo, ha spiegato che durante lo studio sono stati scoperti batteri magnetotattici che vivevano proprio nella bocca idrotermale, una situazione che inizialmente sembrava improbabile. Dal momento che la forma della bocca idrotermale non presentava un chiaro gradiente chimico verticale, preferito da questi batteri, si è ritenuto che si trattasse di una forma “primitiva” di batteri magnetotattici, che non avevano subito molti cambiamenti nel corso dei millenni. Infatti, l’ambiente in cui sono stati individuati i batteri assomiglia all’ambiente terrestre primitivo di circa 3,5 miliardi di anni fa, quando si ritiene sia emerso l’antenato dei batteri magnetotattici.

La ricerca di vita extraterrestre

I batteri sono stati raccolti dalla superficie della bocca idrotermale utilizzando un magnete. Il professor Suzuki ha evidenziato come le bocche idrotermali di profondità siano affascinanti non solo per l’ecosistema unico che ospitano, ma anche come possibili habitat analoghi per la vita extraterrestre. L’ambiente in cui sono stati campionati i batteri è simile a quello che si crede fosse presente su Marte circa 3 miliardi di anni fa, quando ancora l’acqua scorreva in superficie. I magnetofossili, i resti fossilizzati delle particelle magnetiche dei batteri magnetotattici, possono rimanere conservati nelle rocce per miliardi di anni. Queste particelle sono di fondamentale importanza per ricostruire la storia geomagnetica del passato e rappresentano ottimi candidati nella ricerca di segni di vita extraterrestre. Per ora, gli scienziati continueranno la ricerca di ulteriori prove della presenza di questi batteri in diversi tipi di rocce e in epoche geologiche finora considerate inospitabili per loro.