Layers of Fear, la recensione: cinque personaggi in cerca d’autore

A distanza di 4 anni dall’uscita dell’ultimo capitolo della saga, Layers of Fear torna su console di attuale generazione con una raccolta dei primi due capitoli. Un’edizione definitiva che raccoglie non solo i due giochi base, ma anche i rispettivi DLC e due storie extra: The Final Note, in cui viene raccontata la storia dalla prospettiva della moglie del protagonista, e The Lighthouse, una nuova storia che ha l’obiettivo di collegare tutte le storie dalla prospettiva di una scrittrice.

L’intento del team è dunque quello di proporre una sorta di rivisitazione dell’intera saga in forma rinnovata ed ampliata con l’obiettivo di riuscire attrarre non solo un nuovo pubblico, ma  anche per accontentare i fan storici della serie. Ma le novità introdotte saranno bastate a giustificare la portata dell’operazione? E soprattutto il lavoro di restauro avrà limato i difetti dei giochi originali? Cerchiamo di scoprirlo in questa recensione di Layers of Fear.

L’orrore in Unreal Engine 5

Quando Layers of Fear fu annunciato, non fu chiaro quale fosse la natura del progetto. In molti pensarono di trovarsi di fronte ad un sequel diretto o ad un prequel, ma comunque di fronte ad un’esperienza totalmente inedita. Il successivo cambio di nome poi non aiutò di certo a spazzare via i dubbi e la confusione generata da una comunicazione poco cristallina ed il risultato è stato che abbiamo avuto modo di capire cosa fosse realmente questo nuovo progetto solo con pad alla mano. 

Cos’è dunque Layers of Fear? È in sostanza una riedizione della serie in Unreal Engine 5 che raccoglie tutti i capitoli della saga, più due storie inedite inserite con l’obiettivo di dare ancor più spessore e coerenza agli eventi narrati. La raccolta include ben 5 racconti, ognuno con diversi protagonisti e tutti capaci di riproporre in chiave evoluta tutti i punti forti del franchise. Una tra queste, ‘La Storia della Scrittrice‘, fa un po’ da collante agli altri quattro racconti.

La protagonista è un’autrice di romanzi che, dopo aver vinto un premio in un concorso per saggisti, si rifugia in un faro abbandonato per scrivere il suo nuovo libro. Non passerà molto tempo prima di capire che sarà proprio lei a dare vita alle storie dei due Layers of Fear, con la sua vicenda che si evolverà di pari passo a quelle già note, dandoci modo di scoprire qualche retroscena e dettaglio in più sui due protagonisti della serie.

Dal punto di vista narrativo, la storia del pittore e dell’attore non hanno subito particolari variazioni: entrambi i racconti funzionano ancora perfettamente con i tormenti psicologici dei protagonisti che esplodono a schermo in un turbinio di orrori visionari e onirici capaci di trasportarci in un viaggio distorto, impreziosito, come sempre, da una direzione artistica da brivido. Sebbene le atmosfere orrorifiche risultino ancor più affascinanti grazie al notevole salto tecnologico, bisogna ammettere che la storia della scrittrice risulta molto più debole a livello di storytelling rispetto agli altri racconti proposti. 

Certo, sappiamo perfettamente che l’intento del team è sempre stato quello di fornire una cornice coerente alle storie narrate, eppure il racconto ambientato al faro risulta non solo poco caratterizzato, ma capace di spezzare il flusso narrativo in maniera spesso forzata. Nel corso dell’avventura, infatti, ci troveremo più volte a riprendere il controllo della nostra scrittrice, esplorando le varie stanze che compongono il faro. Tra porte scricchiolanti, oscure apparizioni e improvvisi cambi di scena, ci ritroveremo a vagare tra le mura di un luogo infestato da un’entità malevola.

Sebbene il nuovo segmento narrativo ci permetta di scoprire ulteriori particolari angoscianti sui protagonisti della saga di Blooper Team, il racconto della scrittrice si rivela un’aggiunta di per sé marginale e poco ispirata sia sotto il profilo ludico che soprattutto artistico

Sebbene il nuovo segmento narrativo ci permetta di scoprire ulteriori particolari angoscianti sui protagonisti della saga di Blooper Team, il racconto della scrittrice si rivela un’aggiunta di per sé marginale e poco ispirata sia sotto il profilo ludico che soprattutto artistico. Le vicende ambientate nel faro, infatti, non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle vissute all’interno della magione e della nave abbandonata, sia in termini di interazione che di tratti visionari.

Discorso diverso, invece, per  quanto The Final Note, il secondo racconto inedito della raccolta. Questo DLC narra in sostanza la storia del pittore vista però dalla prospettiva della moglie. Il segmento di per sé non dura molto ( circa un paio d’ore), ma recupera tutti i punti cardine dell’esperienza orrorifica proposta da Blooper Team. In questa storia inedita, infatti, il team ha imbastito un racconto claustrofobico e dai tratti estetici conturbanti che ci fornisce ulteriori dettagli sulla storia dell’artista dalla prospettiva della donna. Il nuovo segmento narrativo, dunque, non solo arricchisce il racconto con nuovi dettagli, ma si rivela anche un’aggiunta di valore per l’inter esperienza. 

C’era davvero bisogno di una riedizione?

Dal punto di vista del gameplay vero e proprio questa riedizione non apporta sostanziali modifiche rispetto ai titoli originali che all’epoca si erano guadagnati il poco invidiabile appellativo di Door SImulator. Anche qui, all’atto pratico, l’attività principale resta quella di aprire delle porte. Per rendere però l’esplorazione più movimentata e per inserire una maggior interazione, il team ha inserito qualche piccola novità. Ad esempio, nel capitolo dell’artista avremo ora a disposizione una lanterna che potremo utilizzare non solo per fermare momentaneamente lo spettro della moglie dell’artista che ci dà la caccia, ma anche per dissolvere l’eco che avvolge alcuni oggetti in modo da poterli raccogliere. In maniera analoga, il secondo episodio introduce invece una torcia che ci permette di illuminare le zone circostanti e che può essere usata per far muovere i manichini e risolvere alcuni specifici enigmi ambientali in certe fasi dell’avventura. 

Le novità a livello di gameplay, dunque, restano marginali e non aggiungono valore ad un’opera che continua a coinvolgere per la potenza delle sue storie e per la presenza di una direzione artistica di spessore.

Le novità a livello di gameplay, dunque, restano marginali e non aggiungono valore ad un’opera che continua a coinvolgere per la potenza delle sue storie e per la presenza di una direzione artistica di spessore. E questo è un vero peccato, poiché considerando quelli che sono i limiti di una produzione come Layers of Fear, ci saremmo aspettati di più da una riedizione che puntava a “fornire nuova linfa vitale” al franchise.

Chiariamo: Layers of Fear resta un racconto imperdibile per gli amanti degli horror psicologici poiché adotta delle soluzioni narrative ed estetiche di forte impatto (cosa rara da trovare all’interno delle produzioni horror più recenti), ma che di base aggiunge ben poco a quanto proposto dalle esperienze originali. Da un team ormai ben rodato come Bloober ci saremmo aspettati qualcosa di più in termini di innovazione e creatività. Del resto, Layers of Fear presenta un bel margine di miglioramento sotto il profilo ludico: anche solo la presenza di enigmi ridisegnati per offrire un maggior livello di sfida avrebbe fatto la differenza. 

Quella di dunque di riproporre una nuova edizione di Layers of Fear resta un’operazione che fatichiamo a giustificare pienamente. Mettendo da parte per un attimo l’ottimo The Final Note, questa riedizione non offre altro se non la presenza di un comparto grafico rinnovato. Non a caso tutti gli sforzi del team si sono riversati, infatti, sulla parte tecnica. L’ottimo Unreal Engine 5 rende le atmosfere orrrorifiche ancor più vivide e disturbanti, ricche di dettagli e con texture di altissima qualità. Il tutto impreziosito anche del nuovo sistema di illuminazione dinamico che contribuisce a dare vita a luoghi ancor più suggestivi capaci di favorire il coinvolgimento del giocatore che adesso può immergersi in quest’incubo da una nuova prospettiva.

70
Layers of Fear
Recensione di Roberta Pagnotta

Layers of Fear è l’edizione definitiva della serie horror di Blooper Team. Con un comparto grafico totalmente rinnovato e due storie extra, il gioco recupera tutti i tratti distintivi ed il fascino dell’esperienza originale per proporre un’avventura ancor più estesa e rifinita sul piano tecnico e contenutistico. Se è pur vero che Layers of Fear resta una riedizione pregevole per il lavoro estetico e per i nuovi contenuti, bisogna ammettere che le novità apportate sul fronte ludico non giustificano completamente la portata dell’operazione. Ed è un vero peccato perché Blooper Team, con gli strumenti che ha a disposizione oggi, avrebbe potuto optare per una rivisitazione più profonda dell’esperienza con enigmi ridisegnati e una maggior interazione per offrire un livello di sfida e di coinvolgimento più ampi. In ogni caso, se non conoscete la saga ed amate gli horror psicologici gradirete senz’altro quanto proposto da Blooper Team, al contrario se siete fan della serie non troverete novità tali da spingervi nuovamente verso l’acquisto.

ME GUSTA
  • Ancor più terrificante in Unreal Engine 5
  • Atmosfera da brivido
  • The Final Note resta un’aggiunta notevole, anche se breve
FAIL
  • Le novità non giustificano la portata dell'operazione
  • Le aggiunte introdotte in termini di gameplay sono marginali e non limano i difetti del gioco originale
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