Gli avvocati che avevano usato ChatGPT per generare un’istanza infarcita di imprecisioni e citazioni a leggi e precedenti inesistenti sono stati condannati a pagare una multa di 5000 dollari. e citazioni inventate sono state utilizzate in una richiesta di risarcimento per un incidente aereo. Nonostante il giudice abbia riconosciuto che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel lavoro legale non è intrinsecamente scorretto, ha stabilito che gli avvocati devono garantire l’accuratezza delle loro presentazioni. Lo studio legale ha affermato di non aver agito in mala fede, ma di aver commesso un errore, dato che ignoravano che il chatbot potesse inventare di sana pianta informazioni e casi legali inesistenti.
I progressi tecnologici sono parte naturale di ogni professione e non c’è nulla di intrinsecamente scorretto nell’utilizzare uno strumento di intelligenza artificiale, purché affidabile, per semplificare il proprio lavoro. Ma le regole esistenti impongono agli avvocati un ruolo di controllo per garantire l’accuratezza di tutto ciò che presentano in aula
ha stabilito il giudice Kevin Castel.
Un obbligo che sarebbe stato violato dagli avvocati, loro malgrado, protagonisti di questa storia. “Avete abbandonato il vostro ruolo di responsabilità, decidendo di presentare citazioni giurisprudenziali inesistenti”, ha ribadito il giudice, che ha accusato gli avvocati di aver fatto cieco affidamento su “frasi inventate di sana pianta da un’intelligenza artificiale”. Tutto considerato, il giudice è stato indulgente: all’epoca dei fatti in molti avevano ipotizzato che gli avvocati dello studio Levidow rischiassero di venire radiato dall’albo.