Il CEO della Recording Academy, Harvey Mason Jr., ha dichiarato questa settimana che sebbene l’organizzazione prenderà in considerazione la musica con voci o strumenti generati in modo limitato dall‘intelligenza artificiale per il riconoscimento dei premi, premierà solo le canzoni scritte e interpretate “principalmente da un essere umano”. In futuro, potrebbe diventare sempre più difficile distinguere trai contenuti generati esclusivamente da IA e quelli dove l’IA è stata solo uno strumento finalizzato ad esprimere la creatività umana.

“In questo momento, permetteremo che i contenuti e la musica generati dall’IA vengano presentati, ma i Grammy saranno assegnati solo agli artisti e ai produttori umani che hanno contribuito in modo creativo nelle categorie appropriate”, ha dichiarato Mason in un’intervista a Grammy.com. “Se c’è una voce generata dall’IA che canta la canzone, oppure vengono generati con l’IA gli suoni di alcuni strumenti, valuteremo attentamente caso per caso e prenderemo in considerazione queste candidature”, ha detto. “Ma in una categoria dove premiamo la scrittura delle canzoni, è evidente che il brano dovrà essere stato scritto prevalentemente da un essere umano. Ed è evidente che se ad essere premiata è la performance canora, non potremo riconoscere alcun premio ad una canzone cantata interamente da una voce generata artificialmente”.

In sostanza, i commenti di Mason Jr. escludono categoricamente i casi più estremi, come la finta canzone di Drake/The Weeknd, Heart on My Sleeve, che era diventata molto popolare all’inizio di quest’anno, prima che Spotify e Apple Music la rimuovessero in seguito ai reclami per violazione del copyright.

Nel frattempo, numerosi artisti hanno abbracciato l’uso delle intelligenze artificiali, portando questo discorso all’interno di un territorio molto più ambiguo, dove è difficile prendere una decisione netta. E forse non solo è difficile, ma è anche inopportuno. Paul McCartney ha raccontato che presto uscirà un nuovo brando dei Beatles, che è stato realizzato anche grazie alla possibilità di recuperare la voce di John Lennon da una vecchia registrazione mai utilizzata prima, usando un software basato su machine learning. Contestualmente, Holly Herndon ha utilizzato una versione generata dall’IA della propria voce per realizzare cover di “Jolene” di Dolly Parton. In entrambi i casi, l’IA è uno strumento, ma la presenza di un tocco umano prepoderante è indiscutibile.