La bronchite cronica ostruttiva (Bpco) è la terza causa di morte in Italia, e la lotta contro il fumo deve continuare per contrastare questa malattia, afferma Claudio Micheletto, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona. Parlando al Congresso Nazionale della Pneumologia Italiana a Bari, Micheletto mette in evidenza che le malattie dell’apparato respiratorio, come l’asma bronchiale e la Bpco, colpiscono circa il 12% della popolazione italiana. Le infezioni polmonari e le neoplasie polmonari sono ancora cause comuni di ospedalizzazione e rappresentano la principale causa di mortalità tra gli uomini in termini di neoplasie.
Micheletto sottolinea che la qualità dell’aria e, in particolare, il fumo sono fattori che influenzano la salute respiratoria. La Bpco è strettamente associata all’abitudine al tabacco, e nonostante il numero di fumatori in Italia sia stabile intorno al 23%, la percentuale rimane molto alta. Preoccupa anche il numero di giovani fumatori, poiché il fumo in giovane età aumenta il rischio di sviluppare la Bpco. Inoltre, l’inquinamento atmosferico agisce come un fattore scatenante e la qualità dell’aria è fondamentale per mantenere una buona salute respiratoria.
Micheletto evidenzia anche il ruolo delle polveri sottili e ultrasottili nell’ambiente, che possono raggiungere gli alveoli polmonari e rappresentare un fattore di rischio per le malattie respiratorie e cardiovascolari. Per affrontare queste sfide, è necessario continuare la lotta contro il fumo e adottare misure per migliorare la qualità dell’aria.
Parlando del futuro della pneumologia, Micheletto ritiene che la pandemia abbia evidenziato l’importanza del monitoraggio a domicilio per i pazienti, soprattutto quelli più gravi che necessitano di ossigenoterapia o ventilazione meccanica non invasiva. La telemedicina ha dimostrato di essere fondamentale per monitorare le condizioni dei pazienti, evitando accessi inutili alle strutture ospedaliere.
Inoltre, Micheletto sottolinea che la pneumologia sta costruendo un nuovo rapporto con il territorio, grazie alla creazione delle “Case della salute”. Questi centri hub, presenti in proporzione di uno ogni 50.000 abitanti, offriranno strumenti adeguati per una gestione territoriale delle malattie respiratorie, compreso lo spirometro per la diagnosi e la consulenza di specialisti pneumologi, cardiologi e diabetologi. L’obiettivo è fornire ai pazienti modalità appropriate di diagnosi, controllo e monitoraggio anche al di fuori degli ospedali, portando l’assistenza sanitaria più vicino alla comunità.
La battaglia contro la Bpco e le malattie respiratorie richiede un impegno continuo per ridurre il fumo, migliorare la qualità dell’aria e potenziare la cura e il monitoraggio dei pazienti, sia attraverso l’adozione di tecnologie innovative come la telemedicina, sia attraverso la creazione di centri sanitari territoriali ben attrezzati.